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martedì 14 novembre 2017

Vite dal confine - 1°

di Giovanna Ungaro di Montejaisi


IL FACILITATORE


Guido era andato a trovare un amico che, qualche mese prima, aveva perso il compagno; nel battergli la schiena, pat, pat, coraggio, aveva ‘visto’ uscirne l’immagine del defunto e non aveva reagito alla cuor di leone. Si era imballato come un motore fuori giri e, da allora, il cuore aveva cominciato a dargli dei problemi, anche se le indagini mediche non avevano evidenziato alcuna anomalia. Quell'esperienza forte e inaspettata aveva innescato un'ansia cui non riusciva a porre rimedio.


 Nello sfogarsi con un’amica comune, aveva ricevuto “IL MEDIATORE” in prestito: “quando lo avrai letto, se ti avrà convinto manda una mail all’autrice. Potrebbe aiutarti”. Qualcosa doveva averlo convinto perchè mi aveva cercato. Gli avevo spiegato sommariamente il fenomeno (vedi sotto l'approfondimento) e, constatato in sé un netto miglioramento, si era instradato con grande impegno sulla via della consapevolezza e della trasformazione; solo che avrebbe desiderato percorrerla a ‘velocità smodata’: da musicista qual era voleva trovare quella nota individuale cui intonare il suo quotidiano e trovarla in fretta, dato che gli sembrava di aver sprecato già abbastanza tempo.“Qual'è il progetto della mia anima?” si chiedeva, ma la risposta tardava ad arrivare. Ci voleva pazienza. Lì con te - mi aveva scritto - quando imparo, il mio posto nella vita cambia: non prima, non dopo, ma nell'istante esatto in cui si comincia, io divento, sono, un apprendista, con tutti i lati positivi e negativi. E' come inserirsi in un antico ordine, che è giusto così, e lo leggo anche nel comportamento di chi è presente. La cosa non mi fa né un effetto negativo, né positivo: è semplicemente com'è. Sto imparando a nutrire la pazienza (almeno con la ragione), anche se mi sento come dentro una botte trasparente, le cui pareti sono fatte da tutte le cose che devo eliminare e che si frappongono tra me e la piena espressione del mio sé”.
Erano trascorsi degli anni, ma cosa fosse “sceso” a fare continuava a non saperlo. Finchè un giorno mi aveva descritto una situazione che gli dava da pensare.
Quando veniva informato che qualcuno del suo giro di affetti era arrivato al capolinea, si recava a trovarlo, in genere in ospedale, per prenderne congedo;  poiché al riconoscerlo la persona sembrava stare meglio e godere della sua presenza, i parenti ne approfittavano per andare a prendere un caffè o una boccata d'aria e quello... moriva, serenamente. “Mi è capitato altre volte e sempre quando i familiari si assentavano. Non ti sembra strano?”.
Strano era che non lo avesse compreso da solo… Era quello il suo mandato operativo, il suo accordo maggiore: il facilitatore! Cioè colui che accompagna al ponte del trapasso con serenità.


LA BELLA ADDORMENTATA
Marinella era venuta da me come all’ultima spiaggia, dopo che i vari disturbi di cui soffriva non avevano avuto riscontro negli esami specialistici cui si era sottoposta: lipotimie improvvise, visione annebbiata o laterale, lancinanti emicranie, problemi neurovegetativi, estremità gelate, insomma un non essere in forma che la spaventava.
Sembrava avere un guscio aurico esile, incolore, come composto di veli, perché? Avevamo ripercorso avanti e indietro la sua storia, ma non erano emersi problemi o traumi proporzionali alla sua inconsistenza energetica. Certo, aveva avuto la sua dose di amarezze e di delusioni, soprattutto lavorative, ma erano state compensate dall’amore, prima dei genitori e poi anche di un signor marito.
In genere sono io a parlare, dato che gli stessi corpi sottili mostrano, a chi li percepisce, dove insiste il problema cui  l’anima (del soggetto in difficoltà) attribuisce una priorità di intervento.     Nel caso di Marinella questo però non succedeva e bisognava cercare di far luce a parole. Ma a ‘domanda rispondo’ non si sforava da nessuna parte… Ad un certo punto avanzava solo il periodo pre-natale. Bingo! La madre le aveva raccontato di aver passato a letto due terzi della gravidanza (non ricordo per quale problema), per poi sentirsi consigliare un taglio cesareo. Però, nel giorno presunto della nascita, era stato programmato uno sciopero generale ed il ginecologo non aveva voluto rischiare; aveva pianificato di far nascere la bambina con una settimana d’anticipo. All’ora x Marinella era stata estratta di schiena e… bella addormentata!
Come se fosse atterrata senza aver ancora fatto uscire il carrello.
 Fuor di metafora, nel suo caso -che non posso certo estendere ad altri- l’essere venuta al mondo quando non era ancora pronta (non per niente dormiva) doveva aver provocato uno squilibrio energetico a carico della stella nucleo, con degli esiti a catena sui livelli sottostanti. Per compensare bisognava cominciasse un percorso spirituale consapevole. Lo sta facendo, passin passetto. Ma va bene così, in altro modo potrebbe trattarsi di mera autosuggestione.
Chi troppo in alto sal cade sovente
precipitevolissimevolmente
Dante Alighieri



(leggete anche il blog di Giovanna Ungaro di Montejaisi: amicomett.wordpress.com)

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