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sabato 21 aprile 2018

INCONTRO




di Milena Boldi 



Guardo la mia immagine riflessa allo specchio: ho quarant’anni, capelli e occhi castani, un fisico ancora attraente che cerco di curare al meglio andando in piscina e in palestra, gambe lunghe e ben fatte, di cui vado orgogliosa.
Sono soddisfatta di me.
Da qualche mese ogni martedì parto da Lecco col treno per seguire un corso di scrittura creativa a Milano.
Sul treno noto un signore che attira la mia attenzione: distinto, legge sempre il giornale senza guardarsi intorno. Alza gli occhi solo per esibire il biglietto. 
Rialza gli occhi dal giornale quando, giunti in stazione centrale, si deve scendere.


Cammina davanti a me sulla banchina: alto, spalle erette, leggermente brizzolato, può avere una cinquantina d’anni.
Poi lo perdo di vista nel tumulto dei passeggeri e continuo per la mia strada senza più pensarci.
Ogni martedì lo rivedo, solo sul treno di andata e non posso fare a meno di seguirlo con lo sguardo, ha una personalità magnetica.
Un martedì stranamente lo incontro mentre sto per salire sul treno di ritorno.
E’ lì, poco distante da me, sta abbracciando una donna di una bellezza sorprendente, con una folta chioma di capelli biondi, di circa quarant’anni. Terminati i saluti, sale sul treno e si siede di fronte a me. Si toglie l’impermeabile, apre l’immancabile giornale e si tuffa nella lettura.
Penso che rialzerà la testa solo quando daranno l’avviso che stiamo per arrivare alla stazione di Lecco.
Invece, incautamente lo colpisco a uno stinco nel maldestro tentativo di accavallare le gambe e, mentre mi scuso, solleva lo sguardo per dirmi “non si preoccupi”. Ha gli occhi blu e rivela una voce calda e profonda. Uno strano brivido percorre il mio corpo, i miei occhi rimangono incollati ai suoi e non smettiamo di fissarci. Con gesto elegante si presenta “Rodolfo” e io “Gloria”.
Cominciamo a parlare, si dev’essere rassegnato a non essere aggiornato sulle ultime notizie.
Mi racconta della sua vita: divorziato da una donna che ora vive in Argentina col nuovo compagno, ha una figlia di ventiquattro anni che vive a Londra e fa
la ricercatrice. Abita a Mandello del Lario e ha una relazione con Laura, che vive a Milano e insegna in una scuola privata.
Lavora presso una multinazionale farmaceutica, dove ricopre un ruolo dirigenziale.
Gli parlo di me, della mia vita da single, del lavoro che svolgo come direttore amministrativo in una scuola statale. Sono abbastanza soddisfatta sia del lavoro che della vita privata. Lui si mostra interessato e noto con piacere che ha una qualità che considero abbastanza rara al giorno d’oggi: sa ascoltare.
Arrivata a Lecco lo saluto con un arrivederci.

Sta arrivando la primavera, irruente, impaziente. Vedo dal finestrino del treno gli alberi che si tingono di colori vivaci, l’erba è di un verde brillante. Il mio stato d’animo non è diverso, mi sento elettrizzata e avverto chiaramente il richiamo alla vita, che rinasce dopo il buio dell’inverno.
Gli incontri con lui mi fanno stare bene e mi accorgo di aspettare l’arrivo del martedì con sempre maggiore ansia.
Lui dimostra un’evidente simpatia per me e il nostro rapporto si fa sempre più intenso. Sono grata al destino per avermi regalato questa nuova, bella amicizia.
E’ un martedì di fine marzo, una giornata limpida, l’aria è tiepida.
Lo vedo preoccupato e senza il giornale, cosa che fa scattare in me un campanello d’allarme: è successo qualcosa di grave!
Ha un evidente bisogno di sfogarsi:
“Ieri sera ho avuto una violenta discussione con Laura. Avevamo in progetto un viaggio alle Maldive ma ho cercato di spiegarle che in questo momento non posso. Ho problemi economici dovuti anche alla crisi attuale e impegni lavorativi da portare assolutamente a termine nel breve periodo, che mi impediscono di mantenere la promessa, ma lei non ne vuole sapere”
“Forse è stata abituata ad avere tutto quello che desidera e perciò non accetta un rifiuto”.
“È vero, finora l’ho sempre accontentata, ma adesso mi è proprio impossibile”.
Arriviamo a Milano e lui è sempre in questo stato di mestizia.
Francamente mi viene da sorridere e penso che Laura sia soltanto una persona viziata ed egoista. Mi saluta con l’aria luttuosa di chi sta per partecipare ad un evento funebre e io lo saluto pensando che stia esagerando e che vorrei vedere in lui un rigurgito di ribellione, di forza, nei confronti della bella signora.
Non ci penso più e cerco di seguire con attenzione il mio corso di scrittura.
La sera, alla banchina del treno per il ritorno, lo vedo insieme a lei, mentre stanno discutendo animatamente. Salgo sul treno e li osservo dal finestrino. Dopo aver discusso ancora qualche minuto, lei se ne va senza salutarlo.
Lui ha la stessa aria abbacchiata che aveva al mattino e, mentre mi affaccio al finestrino agitando la mano per attirare la sua attenzione, mi chiedo se non sia colpa del suo atteggiamento un po’ troppo condiscendente  se questa signora si permette di fare i capricci come una bambina.
“Non abbiamo chiarito niente. Non è servito spiegarle ancora una volta quello che sto passando. Lei vuole fare il viaggio e basta, non le interessa altro.”
“Va beh, non mi sembra il caso che te la prenda tanto, non è colpa tua se la situazione generale è cambiata in questi ultimi tempi. Laura potrebbe mostrare una maggior comprensione e saper aspettare tempi migliori per l’agognato viaggio.”
“Hai ragione, l’ho abituata troppo bene e, come al solito, è più facile concedere buone abitudini che toglierle. Devo farmene una ragione e questo dovrebbe fare anche lei, se mi vuol bene. Ma, cambiando argomento, domani sera a casa mia festeggiamo il compleanno di mia figlia, che arriva da Londra. Vuoi venire alla festa?”
“D’accordo, ci sarò“.
La sera dopo mi reco a casa sua: una villetta sul lago, con darsena.
Conosco sua figlia, Daniela, una bella ragazza mora con gli stessi magnetici occhi blu del padre, alta e snella, col suo stesso portamento fiero. Mi piace subito e le consegno il mio regalo, un foulard a colori brillanti, prevalentemente fucsia. Lei mi ringrazia con un sorriso sincero e sento una calda corrente di simpatia instaurarsi tra noi.
C’è anche Laura, naturalmente, che per tutta la sera mantiene un atteggiamento distaccato e freddo, tipico di chi degna della sua presenza quel
luogo ma vorrebbe essere altrove.
Lui mi sembra sereno, amabile con me e con tutti gli ospiti, a suo agio anche con gli amici della figlia, un perfetto padrone di casa.
Verso l’una saluto tutti per tornare a casa, portandomi dentro la netta sensazione che Laura non meriti tutto questo.
Il martedì successivo lo vedo ancora mesto, ma un segno di miglioramento c’è: ha con sé il giornale. Bene, mi dico, sta riprendendo le redini della situazione.
“Ieri Laura mi ha comunicato che farà il viaggio con un amico, un certo Alessandro con il quale aveva avuto una storia prima di conoscere me. La cosa mi ha infastidito ed è stato come ricevere uno schiaffo, ma mi ha risvegliato dal mio torpore. Se non sa aspettare, vada pure, non intendo giustificarmi oltre.”
“Finalmente vedo una reazione da parte tua. Ti confesso che ho pensato che Laura non meritasse tanta apprensione, per un mancato viaggio di piacere poi…..”
“Infatti, ora sono molto più tranquillo. Oggi la vedo e ci chiariamo definitivamente. Se per lei questo viaggio è così indispensabile, si accomodi pure. Io non voglio mettere a repentaglio il mio futuro. Ho anche una figlia a cui pensare, non posso permettermi di trascurare i miei affari per qualcosa che può aspettare.”
“Ben detto, così si fa”.
La sera, alla banchina della stazione è solo e sta cercando qualcuno tra la folla. Appena mi vede mi viene incontro rivolgendomi un sorriso radioso: quel qualcuno sono io. Non vede l’ora di raccontarmi tutto.
“Mi ha ribadito che farà il viaggio con Alessandro e io, da quel momento, ho sentito il gelo scendere dentro me. All’improvviso ho avuto la sensazione di non aver mai provato niente per lei e mi sembrava di avere a che fare con una sconosciuta. Mi spiegava le sue ragioni, ma quasi non riuscivo ad ascoltarla, le sue parole non arrivavano più alle mie orecchie. Ho la sensazione di essermi liberato da un peso e sto decisamente meglio”.
Sono felice per lui, ha ritrovato se stesso. Lo sguardo è sereno, gli occhi luminosi.
“Dobbiamo festeggiare – mi dice tutt’a un tratto – Sabato potremmo cenare in un ristorantino nuovo che hanno aperto a Lierna. Che ne dici?”
“Sì, sabato sono libera”
“Passo a prenderti alle otto, va bene?”
“Ok, d’accordo”.
Mi sento emozionata come una scolaretta che sta per sostenere il suo primo esame.
Sabato alle otto sono pronta e, dopo aver provato almeno sette vestiti e altrettante paia di scarpe, decido per jeans e maglietta, una felpa e scarpe comode.
Anche lui ha jeans, giacca blu e camicia bianca. E’ proprio un bel tipo!
Il locale è molto carino, la serata è abbastanza calda per poter mangiare fuori, accanto al tavolo ci sono due platani e di fronte il lago.
Terminata la cena facciamo due passi sul lungolago e poi mi invita a bere qualcosa a casa sua.
Chiacchieriamo ancora a lungo con i bicchieri di whisky in mano e il mattino dopo ci svegliamo felici, scambiandoci il bacio del buongiorno.
Rodolfo ha decisamente riacquistato il suo buonumore e con entusiasmo riesce a portare a termine un importante  lavoro che gli procura soddisfazione, guadagno e la pubblicazione dei risultati della ricerca su una rivista specializzata.
Tutto sembra andare a gonfie vele e ci vediamo con sempre maggior frequenza.
Un giorno, mentre sono a casa sua, suona il telefono. E’ Laura, che gli chiede di vederlo. E’ venuta a conoscenza del suo successo lavorativo e, a dir suo, si vorrebbe congratulare con lui di persona.
Sento scricchiolare qualcosa dentro di me, il cuore perde un battito e la mia aria interrogativa basta a fargli capire quello che sto provando:
“Stai tranquilla, non provo più niente per lei. Approfitterò di questa occasione per dirle tutto quello che penso e uscirne ancor più a testa alta”.
E’ un martedì di maggio e si è tenuta l’ultima lezione del corso. Mi sto recando alla stazione Centrale per il rientro a Lecco e sono preoccupata perché oggi Rodolfo doveva incontrare Laura.
Sulla banchina della stazione cammino pensierosa, quando un impulso mi costringe a voltarmi e vedo Laura che mi fissa con aria così arcigna che la sua bellezza sembra di colpo svanita.
Provo qualcosa che assomiglia a una scossa elettrica.
Senza salutarmi, distoglie lo sguardo e anch’io. In quello stesso istante incontro quello di Rodolfo, che mi viene incontro sorridente e mi prende per un braccio accompagnandomi al treno:
“Ciao Gloria, torniamo a casa”.










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