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venerdì 27 gennaio 2017

I film di propaganda nazista: Der ewige Jude

(di  Selene G. Rossi)
per ricordare la Shoah attraverso l'analisi di "Der ewige Jude", film di propaganda nazista

La mia passione per i film in bianco e nero mi ha portato, di recente, a volermi cimentare in un’impresa che mai avrei pensato avrebbe potuto sconvolgermi come invece ha fatto, mettendo a dura prova il mio essere; vedere L’ebreo errante (Der ewige Jude, Fritz Hippler, 1940), aberrante pellicola antisemita, ha scatenato in me reazioni diverse. Tra tutte, una sorta di annichilimento dell’anima che mi ha fatto giungere a una triste conclusione: nonostante siano passati parecchi decenni da allora, il mondo sembra essersi dimenticato di ciò che accadde e di come la propaganda, seppur celata dietro l’ombra presunta della preoccupazione, possa minare le basi della pacifica convivenza, sobillando le masse ad agire contro chi non ha nessuna colpa se non quella di essere quel che è.
Locandina originale di Der ewige Jude.
Con l'avvento di Hitler, e la fine ufficiale dell'Espressionismo, la Germania iniziò a produrre film di propaganda atti perlopiù a screditare l'immagine degli Ebrei. Come ricorda il filosofo Siegfried Kracauer, quelli girati negli anni bui del Terzo Reich cercavano di coinvolgere il subconscio e il sistema nervoso degli spettatori ricorrendo a espedienti il cui unico scopo era di suscitare queste emozioni specifiche. 


Tra gli stratagemmi più comuni, Kracauer cita: «the exploitation of physiognomical qualities by contrasting, for instance, close-ups of brute Negroes with German soldier faces; the incorporation of captured enemy film material and its manipulation in such a way that it testifies against the country of origin; the insertion of leitmotivs for the purpose of organizing the composition and stressing certain propagandistic intentions within the visuals. […] The use of visuals in connection with verbal statements is determined by the fact that many propaganda ideas are expressed through 
pictures alone. The pictures do not confine themselves to illustrating the commentary, but, on the contrary, tend to assume an independent life which, instead of paralleling that of the commentary, sometimes pursues a course of its own - a most important and extensively utilized device. In employing it, totalitarian propaganda could manage to shape, on the one hand, a rather formal commentary which avoided heretical or overexplicit statements, and yet, on the other hand, could give audiences to understand that Britons were ridiculous and that Nazi Germany was pious and adored peace above all. The Nazis knew that allusions may reach deeper than assertions and that the contrapuntal relation of image to verbal statement is likely to increase the weight of the image, making it a more potent emotional stimulus» (1). 
Tra le pellicole di quegli anni, una tra tutte si erge per meschinità: Der ewige Jude. Fortemente voluto da Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda, diretto da Fritz Hippler, e “seguito” da vicino dallo stesso Hitler, questo film nacque come “documentario” atto a fornire valide basi per motivare l'odio nei confronti degli Ebrei, cercando di fornire prove tangibili in grado di testimoniare l'esistenza di una cospirazione giudea - da tempi immemori fino al 1940 - per destabilizzare l'Occidente. Ritratti come subdoli parassiti la cui sopravvivenza è stata possibile solo suggendo nutrimento dalle ferite aperte di Nazioni devastate; ratti che, come la pestilenza, provocano distruzione e morte; e, ancora, fisiognomicamente portati a delinquere, brutti, sporchi, sfruttatori della prostituzione e del lavoro minorile, ladri, spietati sicari.  In contrapposizione a queste immagini malsane sono inserite quelle in cui la razza Ariana viene descritta, in modo decisamente idealizzato e distorto, come lavoratrice, aggraziata - se non bella -, onesta, portatrice di sani valori. 
Come nota lo studioso danese Stig Hornshøj-Møller, «the source-critical shot-to-shot analysis of the film demonstrates that Der ewige Jude probably is the most manipulated film ever made. Apart from being a shuddering example of Nazi paranoia towards the Jews it is also one of the best illustrations of how distorted "reality" can be used as a means of creating hate and genocidal mentality, because the way it was done can be documented down to the tiniest detail» (2).
Com'era uso in quegli anni, prima dell'inizio del film un pamphlet veniva consegnato al pubblico; scritto in questo caso dallo stesso Goebbels, il libello metteva gli spettatori al corrente di ciò che avrebbe visto durante lo svolgimento della pellicola. 
Con la presentazione di The Holocaust History Project, il sito www.holocaust-history.org offre quattro saggi scritti da Stig Hornshøj-Møller in occasione di altrettante conferenze tenute per commentare la Shoah. Come ricorda lo studioso, il film nacque dopo il discorso tenuto da Hitler il 10 novembre 1938 ai rappresentanti della stampa tedesca (3); in quell'occasione, il Führer, pur non facendo riferimenti diretti né alla Notte dei Cristalli né agli Ebrei, mosse delle accuse specifiche verso il popolo tedesco, ritenuto incapace di supportarlo in quei momenti così “delicati.” Dalle sue parole, traspariva però chiaramente cosa sarebbe dovuto essere fatto in futuro: «Coercion was the reason why for years I only talked about peace. But gradually it became necessary to condition the German people psychologically and slowly make it grasp that there do exist things that one has to solve with violent means when they cannot be solved by peaceful means. To do so, however, it was necessary not to make propaganda for violence as such, but to elucidate certain events of foreign policy to the German people in such a way that the inner voice of the people by itself slowly began to call for violence.  Accordingly, it meant to elucidate certain events in such a way that totally
Una propaganda disgustosa: gli ebrei come mosche.
automatically the conviction would gradually evolve in the brains of the broad masses: What one cannot solve with fair means, one has to solve with violence, because it cannot go on like this» (4).
Colta l'occasione per manifestare apertamente il proprio disprezzo per gli Ebrei, Goebbels convocò i creativi della propaganda nazionalsocialista, affidando loro il compito di girare un documentario antisemita. Come ricorda lo storico Hornshøj-Mølle, «from his diary as well as other sources we can follow the production of this particular propaganda film - Der ewige Jude - which right from the beginning was intended to become the ultimate public legitimation of anti-Semitism, in accordance with Hitler's afore-mentioned demand. There are strong reasons to believe that the film and its production history should be characterized as a mirror of the decision-making process to launch the Holocaust itself, because the final version of the film can only be interpreted as a deliberate call for annihilation, through its juxtapositioning of ritual slaughtering - staged as cruelty to animals - and Hitler's notorious prophecy of January 30, 1939» (5).
Mostrato ai membri del Reich l'8 settembre 1940 (6), due giorni dopo che Jud Süß (Veit Harlan, 1940) era stato presentato al Festival di Venezia, il film palesò immediatamente la propria natura di medium atto a scatenare una guerra diversa dalle altre, una guerra basata sul razzismo. 
Immagine originale
tratta dal film
Composto da due tipi di inquadrature - quelle girate specificamente per la pellicola e quelle d'archivio - la pellicola si apre con una lunga didascalia esplicativa il cui scopo è di informare il pubblico sui propri intenti (7), per poi mostrare le immagini riprese nei ghetti polacchi. Accusati di non aver sofferto le conseguenze della I Guerra Mondiale perché, gli Ebrei sono mostrati come mostri senza cuore interessati solo a portare avanti i loro affari. La voce narrante dell’attore Harry Giese sottolinea che: «Noi tedeschi potemmo dare un’occhiata al Ghetto già venticinque anni fa. Negli ultimi decenni, grazie alle esperienze fatte, abbiamo aperto gli occhi. Diversamente dal 1914, non vediamo più solo le figure più grottesche e comiche di questo Ghetto. Oggi vediamo chiaramente che qui vi è una piaga: una piaga che minaccia la salute dei popoli ariani. Richard Wagner disse che "gli Ebrei sono il demone che si nasconde dietro la corruzione del genere umano." E questo film ne è la prova
Il “documentario” spiega poi in che modo la vita sociale degli Ebrei si svolga soprattutto per le strade, mostrando gente che passeggia, chiacchiera, o mangia. Dopo averli tacciati di essere degli scansafatiche, e di lavorare solo se costretti, l'attenzione dell'obiettivo si concentra su quella che sembra essere l'occupazione principale di questo popolo: il commercio, attività che «si adatta perfettamente al loro carattere e alle loro inclinazioni.» Le accuse, fino a ora generiche, diventano sempre più dettagliate. Inquadrando due giovanissimi venditori di strada, la voce off nota che «qualcuno potrebbe fare l’errore di considerare il mercanteggiare di questi come segno d’immensa povertà. Ma se li si osserva più da vicino, si noterà quanto sono orgogliosi di agire come i loro genitori.» Privi di qualsivoglia forma di idealismo, i giovani Ebrei sono molto diversi dai giovani ariani; infatti, «l’egoismo di ognuno di loro non è al servizio di obiettivi comuni più elevati.» Ed è a questo punto che viene sferrato il primo di numerosi attacchi contro la religione; Giese afferma, infatti, che «nel Quinto Libro di Mosè […] si afferma che “Allo straniero potrai prestare a interesse, ma non al tuo fratello, perché il Signore tuo Dio ti benedica in tutto ciò a cui metterai mano”» (8).
Ma, laddove per un ebreo tutto questo ha senso, per gli ariani non ne ha alcuno. Frammentando ora le immagini delle vittime della propaganda, il regista introduce ora uno spaccato di vita quotidiana del tedesco medio che, in grado di investire di «valore […] ogni sua attività,» e «creare qualcosa di utile,» è «guidato dalla sensazione di essere responsabile per ogni successo ottenuto.»
Allo scopo di svilire ulteriormente l'immagine degli Ebrei, il documentario si focalizza ora sull'innata passione per il denaro, non importa come questo venga ottenuto. Tutto ha inizio con la vendita di oggetti inutili, privi di valore, quasi spazzatura; i passaggi successivi contemplano l'utilizzo di un vassoio su cui esporre la merce, poi una bancarella vera e propria, seguita prima da un negozietto poi da un negozio più grande. Ma i peggiori sono quelli che, furbamente e senza scrupoli, dopo aver aperto magazzini e addirittura banche, acquistano le case più belle della città. Tra i maggiori difetti di questo popolo c'è che, pur non producendo niente, si arricchisce sfruttando lavoratori e fattori delle Nazioni ospiti; infatti, secondo i teorici nazisti puristi, «gli Ebrei sono […] una razza di parassiti. Laddove il corpo di una nazione mostri una ferita, essi vi si attaccano traendo nutrimento da questo corpo in putrefazione. Sfruttano i Paesi in difficoltà per fare i loro sporchi affari cercando inoltre di aggravare e prolungare le condizioni di malessere.» 
Immagine originale tratta dal film.
Da un punto di vista fisiognomico, gli Ebrei sono identici in Polonia come in Palestina, terra da loro depredata pur non avendone diritto alcuno. Utilizzando una mappa animata, il regista mostra ora come, già quattromila anni prima, i Semiti fossero costretti a vagare senza requie: «Dalla terra tra i due Fiumi, vagarono lungo il mare fino a raggiungere l’Egitto, dove, per un po’, svolsero affari redditizi con l’agricoltura. Quando i contadini e altri Egiziani insorsero contro gli usurai e speculatori stranieri, emigrarono ancora, verso la Terra Promessa. Stabilitisi lì, saccheggiarono senza pietà i legittimi abitanti culturalmente superiori a loro.» Nel corso dei secoli, l'ebreo "imbastardito" dai tratti negroidi e orientali, ha assunto le fattezze attuali. Diversi dagli europei nel corpo, lo sono anche, e soprattutto, nello spirito. La responsabilità delle loro migrazioni è fatta risalire ad Alessandro Magno e ai Romani che, attraverso le rispettive politiche di espansione, diedero il via a flussi migratori per colpa dei quali gli Ebrei invasero, prima il bacino Mediterraneo, poi l'Europa e, infine, il mondo intero.
Nello stesso periodo in cui ebbero inizio questi flussi, si assistette anche alla diffusione dei ratti. Mostrando le immagini di orde di topi che, dilagando in tutto il mondo, hanno distrutto cibo e beni materiali, e hanno contribuito allo sviluppo di malattie come colera e lebbra, Goebbels traccia un parallelismo con gli Ebrei; infatti, questi animali «furbi, vili e crudeli» compaiono in massa e, come gli Ebrei per gli uomini, «rappresentano gli elementi di una celata e sotterranea distruzione tra gli animali.»
Accusati di commettere la maggior parte dei crimini di cui l'essere umano può rendersi colpevole - furto, criminalità organizzata, contrabbando, prostituzione - gli Ebrei riescono a mescolarsi con gli ariani camuffando le proprie fattezze. E ora, come in un confronto all'americana, sono mostrate le immagini prima e dopo la trasformazione. Tagliati barba e capelli, abbandonati gli abiti tradizionali e indossati quelli all'Occidentale, gli Ebrei si mescolano alla folla per abbandonare il Ghetto e «infiltrarsi nel civile Occidente.»
Immagine originale di The House of Rotschild (1934)
Pur cercando di nascondere le proprie origini, gli Ebrei polacchi non sempre ci riescono e, soprattutto, sono meno bravi nel mescolarsi tra gli ariani di quanto non lo siano quelli tedeschi di seconda o terza generazione. Mostrando foto - quasi segnaletiche - di personaggi influenti del Gotha ebraico che, pur avendo mescolato il proprio sangue con la pura razza ariana, rimangono sempre dei corpi estranei all'interno della Nazione che li ospita, la pellicola lancia un'accusa nei confronti della dinastia Rothschild. A supporto di queste teorie deliranti, il regista inserisce anche alcuni spezzoni del film The House of Rothschild (Alfred L. Werker, 1934), con l'intento sia di denigrare sia di condannare i comportamenti di quella famiglia di banchieri e del suo fondatore. Occupate le più alte cariche in diverse nazioni queste ricche dinastie Mosaiche sono state in grado di «terrorizzare le Borse, l’opinione pubblica, e la politica mondiali. […] A questi re ebraici della Finanza piace esercitare il loro potere da dietro le quinte e rimanere lontani dai riflettori.» Dopo una carrellata su alcuni personaggi influenti della scena internazionale - come il finanziere Bernard Baruch, il banchiere Otto Kahn, il Governatore dello Stato di New York Herbert Lehman, e il Sindaco di New York Fiorello La Guardia -, il documentario ribadisce che «[…] l’ebreo rimane un parassita senza radici, anche quando è al potere, perché questo non è stato acquisito grazie alle proprie forze. Dura solo fino a quando i suoi ospiti tratti in inganno sono disposti a portarlo sulle spalle.» Le accuse sono rivolte ora al novembre 1918 quando la Germania, reduce sconfitta dalla I Guerra Mondiale, vide salire al potere numerosi Ebrei - come il Primo Ministro di Prussia Hirsch, l'editore tedesco Theodore Wolf o il Ministro degli Esteri tedesco Walter Rathenau - che, fingendo di essere interessati alle sorti della Nazione, presero parte all'Assemblea di Weimar. Intanto, altri Giudei «rappresentavano la fazione radicale contro la Legge e l’ordine; in veste di filantropi disinteressati, promisero alle masse mari e monti, incitandoli contro l’ordine civile. Sfrenata libertà personale e autoindulgenza per l’individuo. Rifiuto di ogni ideale e valore superiore. Sottomissione ai più bassi piaceri materiali. Critica verso tutto ciò che è sacro. Rivolta contro tutto. Incitamento dei giovani alla lotta di classe e al terrorismo.» Non a caso, questa dottrina d'incitamento alla distruzione nacque da Karl Marx, figlio di un rabbino-avvocato di Trier. Der ewige Jude prosegue poi presentando altri "pericolosi" sobillatori di origine ebraica come Ferdinand LaSalle-Wolfson, fondatore del Partito Social Democratico tedesco, o Rosa Luxenburg, agitatrice comunista.
Immagini di propaganda antisemita contenute in Der ewige Jude.

Pur essendo solo la minoranza della popolazione, gli Ebrei sono stati in grado di unire i propri sforzi per sfruttare i tedeschi, sia ricoprendo posizioni importanti all'interno della società, come medici o avvocati, sia arricchendosi non con usura e frode, come nel caso di Barmat, Mendelsohn o Katsenelenbogen. Ma il pericolo maggiore nasce quando si mescolano alle altre culture, religioni e forme artistiche e «pronunciare il loro giudizio insolente.» D'altronde, gli Ebrei non riescono, e mai riusciranno, a comprendere il concetto di bellezza così com’è invece concepito dall'uomo nordico. Dopo una lunga carrellata su immagini di opere classiche come la statua di Uta di Bellenstedt, la Nascita di Venere (1482-1484 ca) di Botticelli o il Giudizio Universale (1536-1541) di Michelangelo, Der ewige Jude presenta una serie di opere realizzate da artisti Ebrei come Marc Chagall, sottolineando il fatto che «ciò che [l’ebreo] chiama Arte deve gratificare i suoi nervi deteriorati. Deve essere pervasa dall’olezzo della malattia. Deve essere innaturale, grottesca, perversa o patologica.»  Elogiati dai critici Ebrei, questi cosiddetti "prodotti artistici" hanno fatto sì che la vita culturale tedesca sia stata «negrizzata e bastardizzata;» il problema dell'imbastardimento non solo ha toccato qualsivoglia forma d'arte - dalla pittura alla scultura, dalla musica al teatro - ma anche la scienza; è questo il caso di Albert Einstein, «che mascherò il suo odio per i Tedeschi dietro alla sua oscura pseudo-scienza.» Ma l’ambito in cui l'influenza ebraica pesò maggiormente è stato quello cinematografico ove registi come Richard Oswald e attori come Peter Lorre, hanno contribuito sia a utilizzare effetti «anormali e depravati» per portare sullo schermo una forma rozza e malsana di comicità sia una deformazione della morale condivisa «da un ritratto empatico del criminale, così da sorvolare e perdonare il crimine,» come nel caso di M (Fritz Lang, 1931).
Com'è stato possibile che tutti loro siano stati in grado di ingannare i tedeschi? La risposta va cercata in tempi lontani, all'interno della religione. Ai cristiani europei è stato insegnato che i padri fondatori della loro religione furono Ebrei. Bravi pittori e poeti tedeschi hanno raffigurato in modo idealizzato figure come quelle di Abramo, Isacco e Giacobbe, eletti a rappresentazione delle più elevate virtù morali. Prendendo come esempio l'iconografia classica, il documentario sostiene che, per anni, i tedeschi sono stati ingannati e che è giunto il momento di correggere il punto di vista utilizzato fino a quel momento. Mostrando alcune scene tratte dalla pellicola polacca Der Purimspieler (Joseph Green, Jan Nowina-Przybylski, 1937), in cui è presentata la festività ebraica di Purim, Goebbels vuole dimostrare come questa festa apparentemente innocua, serva in realtà per commemorare l'uccisione di settantacinquemila persiani antisemiti da parte di antichi Giudei.
Per comprendere la pericolosità che si cela dietro tutto questo, viene analizzato il metodo d'insegnamento morale ebraico. Percorrendo le fasi della scuola ebraica, Goebbels cerca di dimostrare come i giovani Ebrei apprendono le leggi del Talmud insegnate loro non da teologi bensì da educatori politici di «una razza parassita» che devono insegnare il loro credo in silenzio, senza che questo diventi noto ai più. Ma cosa insegna il Talmud? Passando in rassegna i volti dei giovani studenti, la voce off sottolinea il fatto che tra i princìpi insegnati vi sono: «[…] essere scaltro quando impaurito; utilizzare un tono di voce pacato per placare la rabbia dell’estraneo in modo tale da suscitare amore,» oltre a «amarsi l’un l’altro, provare piacere nel depredare, amare gli eccessi, odiare i padroni, e non dire mai la verità.»
Buona parte della vita interiore degli Ebrei avviene all'interno delle sinagoghe. Approfittando del fatto che la gente non comprende né la loro lingua né i simboli da loro utilizzati, questi promulgano una verità sbagliata e corrotta, come nel caso dell’«Hora Hajum, Verso 290: Lode al Signore, che ha separato le nazioni sacre dalle altre, Israele e le altre razze. Gli idolatri, che non seguono i vostri comandamenti, siano nemici da spazzare via. Che l’ira di Dio ricada su di loro e, Egli dice, anche il migliore tra loro sarà da me ucciso. Poiché nessuno tra loro è buono, in quanto sono tutti blasfemi. Solo i Figli d’Israele sono giusti» (9). Secondo Goebbels, in realtà, quella ebraica non è una religione, bensì una «conspiracy against all non-Jews by a sick, deceitful, poisoned race, against the Aryan people and their moral laws.» Come d'altronde nota Stig Hornshøj-Møller, «from a purely historical perspective, The Eternal Jew is undoubtedly a very important means for the understanding of both Nazism and the Holocaust. No other single historical source gives so much information and insight about Nazi ideology and world view as this film» (10).
Tra i peggiori costumi degli Ebrei vi è quello della macellazione. Der ewige Jude mostra alcune immagini dell'abbattimento dei bovini che, dopo essere stati sgozzati, sono fatti morire per dissanguamento. Nonostante la strenua opposizione del partito contro questa barbara forma di macellazione, la stampa ebraica insorse definendo quella presa di posizione come ignominiosa; «The Nazis, in their hate-filled anti-Semitism, don't shrink from involving German citizens in their interference with time-honored religious customs. They claim it's just cruelty to animals.» Dopo aver mostrato alcuni titoli di quotidiani avversi a queste fandonie naziste, e dopo aver mostrato altre immagini dello sgozzamento, Giese ricorda che, immediatamente dopo l'ascesa al potere di Hitler, una legge datata 21 aprile 1933 vietò questa forma di macellazione, disponendo che gli animali a sangue caldo fossero anestetizzati. Paragonando questo metodo di abbattimento ed ebrei, il documentario afferma - mostrando un editto del 13 settembre 1933 - che, come nel caso della macellazione, la Germania Nazionalsocialista «il pensiero e la razza Ebrea non inquineranno mai più la Germania.» Bandiere naziste che sventolano si sovrappongono al proclama del 12 novembre 1938, mentre la voce del commentatore proclama che «sotto la guida di Adolf Hitler, la Germania ha sollevato la bandiera contro l’ebreo errante.»
Immagine originale tratta dal film. 
Il film raggiunge il climax attraverso l'inserimento di un estratto del discorso pronunciato da Hitler, il 30 gennaio 1939, davanti al Reichstag, il Parlamento tedesco: «Vi è parecchio spazio vitale sulla Terra ma l’idea che gli Ebrei siano stati scelti da Dio per vivere alle spalle di altri popoli deve finire. Gli Ebrei devono rassegnarsi all’idea di dover svolgere attività rispettabili e costruttive o, prima o poi, si troveranno a dover affrontare problemi che nemmeno si immaginano. Se la finanza internazionale ebraica dovesse riuscire, in Europa o altrove, a precipitare ancora una volta le nazioni in una guerra mondiale, il risultato non sarà la bolscevizzazione del mondo e la conseguente vittoria del giudaismo, ma lo sterminio della razza ebraica in Europa
Dopo aver mostrato i gerarchi del Reich e il popolo esultante, e dopo una carrellata sui volti dei giovani tedeschi, la voce off del narratore prosegue: «L’eterna legge della Natura, mantenere pura la propria razza, è l’eredità che il movimento Nazionalsocialista lascia alla Germania.» In netto contrasto con le brutali immagini della macellazione kosher mostrate poco prima, il film si chiude su quelle dei soldati in marcia, mentre la voce di Harry Giese declama: «Con questo spirito, il popolo tedesco unito marcia verso il futuro.»
Se paragonato a Il Gabinetto del dottor Caligari (Das Cabinet des Dr. Caligari, Robert Wiene, 1919), capolavoro dell’Espressionismo tedesco, ciò che qui emerge chiaramente è la diversa concezione dell'élite; se nel capolavoro del 1919 questa era vista come corrotta e dominante, in Der ewige Jude è rappresentata dalla razza ariana sull'orlo del baratro. D'altronde, come nota ancora una volta Stig Hornshøj-Møller, questa pellicola «was Hitler's promulgation to the public about what was to be expected in the war against the Jews, in which he used the emotional power of modern reality-like mass-media in order to transfer his decision to ways of thinking and actions within perpetrators and bystanders. The German people should - just as he had outlined in his critique of the German propaganda after the Reichscristallnight - all by themselves and by their own conviction take the decision of systematically killing the European Jews […]» (11).
Immagine originale tratta dal film.


NOTE

1. Siegfried Kracauer, From Caligari to Hitler. A Psychological History of the German Film. Revised and Expanded Edition, Princeton University Press, Princeton, New Jersey, 2004.

2. Stig Hornshøj-Møller, The Role of "Produced Reality" in the Decision-Making Process Which Led to the Holocaust, discorso tenuto in occasione della conferenza Genocide and the Modern World, Association of Genocide Scholars, Concordia University, Montreal, Canada, 11-13 giugno 1997.

3. Wilhelm Treue, Rede Hitlers vor der deutschen Presse (10 novembre 1938). Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte 6 (1958), cit. in Stig Hornshøj-Møller, Using Authentic Nazi Propaganda in Teaching the Holocaust: Problems, Possibilities, Dangers and Experiences, discorso tenuto in occasione della 27th Annual Scholars' Conference on the Holocaust and the Churches, University of South Florida, Tampa, Florida, USA, 2-4 marzo 1997.

4. Stig Hornshøj-Møller, Using Authentic Nazi Propaganda in Teaching the Holocaust: Problems, Possibilities, Dangers and Experiences, discorso tenuto in occasione della 27th Annual Scholars' Conference on the Holocaust and the Churches, University of South Florida, Tampa, Florida, USA, 2-4 marzo 1997, Copenhagen, Danimarca.

5. Using Authentic Nazi Propaganda in Teaching the Holocaust: Problems, Possibilities, Dangers and Experiences, discorso tenuto in occasione della 27th Annual Scholars' Conference on the Holocaust and the Churches, University of South Florida, Tampa, Florida, USA, 2-4 marzo 1997, Copenhagen, Danimarca.

6. Il film fu proiettato su scala nazionale il 28 novembre 1940.

7. Ovvero: «The civilized Jews we know in Germany give us but an incomplete picture of their true racial character. This film shows actual shots of the Polish ghettos. It shows us the Jews as they really look before concealing themselves behind the mask of civilized Europeans.»

8. In Deuteronomio XXIII, 20-21 è infatti sancito che: «Non farai a tuo fratello prestiti ad interesse, né di denaro né di viveri né di qualunque cosa che si presta ad interesse. Allo straniero potrai prestare ad interesse, ma non al tuo fratello, perché il Signore tuo Dio ti benedica.» Come nota Francesco Pagliuso, «proprio su questo testo si sono confrontate e scontrate per secoli letture antite che, tra i sostenitori di una convenientissima interpretazione autorizzativa dell'usura nei confronti dello straniero (= non ebreo) e chi, pur nell'intento di dimostrare l'assurdità di una tale diversità di trattamento e il permanere del divieto nei confronti di chiunque, si scontrava col tenore letterale di un dettato veterotestamentario che non sembrava lasciare ombra di dubbio circa la limitazione del divieto ai patti tra Israeliti;» proseguendo con la sua analisi, Pagliuso ricorda alcuni tentativi intrapresi per superare «l'illogica discriminazione contenuta nel Deuteronomio: Gerolamo (340-342), Rabbano Mauro e soprattutto Sant'Ambrogio di Milano (340-397). Quest'ultimo sostenne che il contenuto del Deuteronomio XXIII, 20-21, si spiegasse nell'ottica del popolo eletto, "Dunque ti si dice in quel comandamento, domanda l'usura a colui al quale tu a buon diritto vuoi nuocere, contro il quale tu impugni legittimamente le armi. Da questi puoi legalmente esigere l'usura. Da colui che tu non puoi facilmente vincere in guerra puoi trarre vendetta con l'imposizione della centesima. Chi domanda l'usura combatte senza armi: chi riscuote gli interessi dal suo nemico, e si vendica così su di lui combatte senza la spada. Perciò dove c'è il Diritto di guerra, ivi è anche il Diritto dell'usura" De Tobia 15, 51» (Francesco Pagliuso, Disciplina dell'usura e rescissione del contratto, Rubbettino Editore, Catanzaro, 2003).

9. In realtà, tra i Libri Sacri dell’Ebraismo non esiste alcun testo intitolato Hora Hajum.

10. Stig Hornshøj-Møller, The Eternal Jew - A Blueprint for Genocide, Traduzione del documento presentato alla Conferenza sulla Shoah tenutasi il 24 marzo 1998 in Svezia, e il 27 aprile 1998 a Millersville, Pennsylvania.

11. Stig Hornshøj-Møller, The Eternal Jew - A Blueprint for Genocide, Traduzione del documento presentato alla Conferenza sulla Shoah tenutasi il 24 marzo 1998 in Svezia, e il 27 aprile 1998 a Millersville, Pennsylvania.



BIBLIOGRAFIA

Deuteronomio XXIII, 20-21.

Hornshøj-Møller, Stig, The Eternal Jew - A Blueprint for Genocide, Traduzione del documento presentato alla Conferenza sulla Shoah tenutasi il 24 marzo 1998 in Svezia, e il 27 aprile 1998 a Millersville, Pennsylvania.

Hornshøj-Møller, Stig, Using Authentic Nazi Propaganda in Teaching the Holocaust: Problems, Possibilities, Dangers and Experiences, discorso tenuto in occasione della 27th Annual Scholars' Conference on the Holocaust and the Churches, University of South Florida, Tampa, Florida, USA, 2-4 marzo 1997, Copenhagen, Danimarca.

Kracauer, Siegfried, From Caligari to Hitler. A Psychological History of the German Film. Revised and Expanded Edition, Princeton University Press, Princeton, New Jersey, 2004.

Pagliuso, Francesco, Disciplina dell'usura e rescissione del contratto, Rubbettino Editore, Catanzaro, 2003.

Treue, Wilhelm, Rede Hitlers vor der deutschen Presse (10 novembre 1938). Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte 6 (1958), cit. in Hornshøj-Møller, Stig, Using Authentic Nazi Propaganda in Teaching the Holocaust: Problems, Possibilities, Dangers and Experiences, discorso tenuto in occasione della 27th Annual Scholars' Conference on the Holocaust and the Churches, University of South Florida, Tampa, Florida, USA, 2-4 marzo 1997.


















1 commento:

  1. analisi accurata e approfondita di un film che segna l'odio verso gli ebrei. Un modo nuovo per ricordare i martiri della Shoah. Complimenti!
    Anto

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