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venerdì 2 settembre 2016

Bhutan: colore e stupore nel regno del dragone tonante


Appunti sparsi di viaggio di Marina Fichera


Una nazione dove conta più la felicità che la ricchezza materiale della popolazione può davvero esistere nel XXI° secolo? Sì, esiste e si chiama Bhutan. Centosedicesimo nella classifica mondiale per Prodotto Interno Lordo (PIL) procapite nel 2014, il Bhutan è l'unico paese al mondo ad aver introdotto ufficialmente l’indice di Felicità Interna Lorda, un indice che sul modello del PIL vuole calcolare il livello di felicità del paese.
Il Regno di Druk Yul o “Terra del drago del tuono" -  questo il nome nella lingua locale – è un piccolissimo paese sulla catena himalayana, ricco di maestose montagne ricoperte da verdissime foreste e con splendide vallate di terra fertile percorse da cristallini fiumi, la cui popolazione, per la maggior parte buddista, è mite e gentile.


Monaco buddista bhutanese
 (foto di Marina Fichera)
Il popolo bhutanese è molto legato alle proprie tradizioni ma ha anche una voglia pazza di modernità. Qui, fino a pochissimi anni fa, non esisteva la telefonia cellulare, mentre ora sono tutti concentrati – compresi i giovani monaci buddisti - sui loro smartphone o tablet. Nei negozi della capitale, Thimphu - l’unica capitale al mondo senza alcun semaforo - mi colpisce vedere i commercianti con la faccia annegata nello schermo dello smartphone ultimo modello. Mi sembra di essere a Milano la mattina in metropolitana, non in un regno himalayano, ormai la modernità è arrivata anche sul tetto del mondo!
Campi di riso (foto di Marina Fichera)
L'affascinante quinto Re del Regno del Bhutan, Jigme Khesar Namgyel Wangchuck – trentaseienne laureato a Oxford - e la bellissima Regina Jetsun Pema, accompagnano con le loro gigantografie i turisti e la popolazione in tutti gli angoli del paese. È una monarchia paternalistica, profondamente legata al culto della famiglia reale e perciò quasi autoritaria. I sovrani accompagnano le vite dei sudditi con una presenza molto fisica, tanto che i visi delle cinque generazioni di regnanti dopo una settimana diventano familiari anche a noi. 
Il Re è noto al mondo non solo per il suo charme ma anche per l’enorme lavoro che sta portando avanti per far conoscere il Regno del Drago Tonante. Il suo obiettivo è di portare nel paese modernità e benessere, anche materiale. Una delle particolarità del Bhutan è il divieto di fumare dappertutto e, anche se per gli stranieri è tutto sommato tollerato, sono molto contenta di non aver mai avuto questo vizio!

La bellissima coppia reale (foto dal web)


In una splendida giornata di sole e cielo azzurro lapislazzulo affacciandomi dal passo di Dochula, a 3.100 metri s.l.m., posso ammirare uno scorcio della catena Himalayana incredibilmente vasto. Cime che vanno dai 6.900 ai 7.500 metri s.l.m. si srotolano davanti a me a perdita d'occhio. Lo spettacolo della natura riesce sempre a nutrire l'anima di chi, come me, non trova mai pace tra le miriadi di cose da fare e da cercare.
La catena Himalayana dal passo di Dochula
 (foto di Marina Fichera)
La strada per la paradisiaca valle del Bumthang, l’unica via che collega il paese da occidente a oriente, è irta e pericolosa; ridotta a una sterrata stretta e polverosa, si snoda come una sottile fettuccia che cinge il fianco della montagna. A causa di lavori di ampliamento, di notte il costone della montagna viene fatto esplodere e il giorno dopo le ruspe e le braccia umane di poveri operai indiani - quasi gli unici impegnati in queste durissime attività - rimuovono le frane e con esse il poco asfalto che esisteva. Le rigogliose montagne ricoperte da boschi di cipressi e pini sono sventrate, decine e decine di chilometri sono presi letteralmente a unghiate dalle scavatrici. Ed è così per tutti i suoi duecento chilometri, che si completano in oltre nove ore di travagliato quanto spettacolare viaggio. Percorrerla vuol dire ritrovarsi spesso con la pelle d’oca per la paura, sull'orlo di precipizi alti centinaia di metri, da dove è innegabile dire che la vista, tra le altissime cime Himalayane e fiumi color smeraldo in fondo alle valli, sia davvero mozzafiato!  
I lavori stradali sono parte di un progetto nazionale che terminerà nel biennio 2018-19 e che ha l’obiettivo di ampliare le strade per rendere la circolazione nel Regno molto più facile. Tutto questo per trasformare l’attuale turismo d’elite - si pagano centinaia di dollari al giorno solo per avere il permesso di soggiorno - in futuro turismo di massa. Mi domando cosa sarà del Bhutan tra cinque anni! 
Case nella valle del Bumthang
(foto di Marina Fichera)
Unica nota stonata di questo meraviglioso viaggio è il fatto che il turista venga relegato in un mondo ideale,  in una sorta di isolamento dorato che non si addice molto alla mia idea di viaggio. Non si è liberi di girare per conto proprio, né di condividere alberghi o ristoranti con la popolazione locale. Credo che questo avvenga perché i bhutanesi vogliono offrire solo il meglio del loro paese al turista che paga tanti soldi per visitare il Regno ma per me questo è stato un limite, non un benefit. 
Colori, colori dappertutto, il Bhutan è un arcobaleno inesauribile di colori, oltre che di emozioni. Milioni di bandiere dalle cinque tinte - verde, rosso, blu, bianco e giallo – che rappresentano le preghiere buddiste, donate dai devoti al vento, decorano i boschi e i villaggi, ma non solo. Nel Paese del Dragone Tonante quasi nessuno indossa abiti di color nero, bianco, grigio o blu scuro. Praticamente non esistono indumenti di questi colori. Me ne sono accorta solo tornando in ufficio a Milano, lì per lì non me ne ero resa conto. In Bhutan le persone indossano magnifici abiti dai tessuti vivaci e preziosi in molte occasioni. Sono abiti confezionati con meravigliose sete e abbelliti da incredibili cinture e stole ricamate a mano, le donne si adornano anche con splendidi monili d’argento, smalti e coralli. Gli abitanti del Bhutan tutti bellissimi, fieri e signorili.
Dai festival, ai templi, fino ai campi dove si pratica lo sport nazionale - il tiro con l'arco, non certo uno sport in cui ci si sporca o si suda - grandi cartelli ricordano che per accedere è necessario indossare gli abiti tradizionali e anche chi non può farlo, come lo sprovveduto turista, è invitato a indossare un abbigliamento consono al luogo. Persino gli abiti di uso quotidiano sono molto eleganti, di cotone e lana invece che di seta, ma sempre pregevoli e colorati. 
Danze tradizionali al Festival di Paro
(foto di Marina Fichera)
Il Festival di Paro è uno degli eventi più importati del paese. Da tutto il mondo e da ogni angolo del Bhutan giungono a decine di migliaia per assistere alle danze tradizionali e alle funzioni religiose che si svolgono nei giorni del Festival. L’atmosfera è festosa e frizzante, questo è il primo festival dopo l’inverno, una celebrazione alla vita e alla rinascita. Arriviamo alle otto di mattina nell’area dove si svolgono gli spettacoli e la collina è già gremita di gente. Una gioiosa massa di donne, uomini, bimbi, vestiti con gli straordinari abiti tradizionali dai colori sgargianti.
La colorata e festosa folla al Festival di Paro
(foto di Marina Fichera)
Si susseguono numerose danze tradizionali accompagnate dal suono ritmato di trombe e tamburi. Il pathos aumenta di ora in ora e, sotto un caldissimo quanto inaspettato sole primaverile, tutti attendono che esca la rappresentazione della divinità più attesa: quella della morte. Un enorme pupazzo rosso il cui viso sembra mostrare uno sguardo d'ironica sfida ai piccoli uomini che si agitano animatamente  ai suoi piedi. Poche decine di minuti e la folla inizia a sciamare rapidamente dalla collina per andare a prendere la tanto attesa benedizione.     
Celebrazioni al Festival di Paro (foto di Marina Fichera)
Gli Dzong sono imponenti e spettacolari templi fortificati buddisti. Tra i numerosi Dzong che dominano le valli e le montagna del Bhutan quello di Punakha è uno dei più famosi e fotografati. Sorge sulla riva di un placido fiume ed è enorme e magnifico, un susseguirsi di cortili e sale monacali dipinte di bianco e rosso con decorazioni raffinatissime in legno intarsiato. Centinaia di monaci con le vesti color porpora si muovono velocemente e lievemente. Quasi svolazzando i giovani monaci passano tra i numerosi turisti, sorridono ma è come se fossero completamente soli per quanta serenità mostrano.
Lo Dzong di Punakha
(foto di Marina Fichera)
Uno dei luoghi più famosi del Bhutan è il Tempio di Paro Taktsang, meglio conosciuto come il tempio del Tiger Nest. Per arrivarci è necessario percorrere un sentiero di montagna che s'inerpica per le vette himalayane con un dislivello di circa 800 metri. A circa metà del percorso una caffetteria ritempra con tè nero e biscotti salati i numerosi e ansimanti turisti. Arriviamo a questa prima meta la mattina presto, quando il tempio è ancora quasi del tutto avvolto dalla nebbia e la neve caduta durante la notte ricopre alberi e bandierine buddiste. 
Il tempio del Tiger Nest alla mattina presto
(foto di Marina Fichera)
 
Lo spettacolo di un complesso così grande aggrappato alla parete della montagna è al tempo stesso mistico, misterioso e affascinante. Arrivare al tempio è una piccola conquista, una fatica ampiamente ripagata dalla bellezza del sito religioso, composto da numerosi piccoli templi appiccicati alla montagna in un gioco di strani incastri e stratificazioni. Buddha, lampade al burro, profumo d'incenso e legno antico,  fatico a immaginare come sia stato costruito, nel diciassettesimo secolo, questo che è uno dei luoghi più belli che abbia mai visto in vita mia!
Un monaco mendicante al Festival di Paro
(foto di Marina Fichera)
 
Non so quanti “WOW!” ho pronunciato in otto giorni in Bhutan. Ogni volta che vedevo un nuovo e maestoso Dzong o quando la strada improvvisamente si affacciava su panorami montani incredibilmente belli, o se vedevo dei magnifici abiti di preziosa seta cangiante, ho pronunciato uno “WOW!”. La meraviglia è stata una delle sensazioni più vissute in questo viaggio himalayano. 
Lascio il Bhutan con gli occhi colmi di colori, il cuore pieno di emozioni e una sensazione di bellezza universale che difficilmente dimenticherò.

La pace viene da dentro. Non cercarla fuori.
Buddha

17 commenti:

  1. Marina, sei fantastica....
    grazie ancora una volta per la magnifica descrizione , del tuo specialissimo viaggio.
    Sei una viaggiatrice come poche, attenta osservatrice e brava narratrice dei luoghi che visiti, tanto da far nostre le emozioni che provi.
    Sei anche una brava dispensatrice di "cultura del viaggio", tanto da spingermi a leggere alcuni libri consigliati ; Orizzonte perduto e Oasi proibite.
    Grazie ancora .
    Roberta e Gianfranco

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    1. Carissimi amici,
      vi ringrazio molto per le belle parole! Queste sono le soddisfazioni più belle della condivisione attraverso la scrittura.
      A presto, un abbraccio
      Marina

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  2. non solo il testo e moooolto interessante ma le tue foto sono eccelse. Bravissima.
    Riccardo

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  3. Ti ringrazio molto Riccardo, ciao!
    Marina

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. Che senso di pace a leggere le tue parole e vedere queste foto fantastiche! Ogni volta superi te stessa. Juanito

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  6. Ciao Marina! Come sempre hai scritto un bellissimo articolo accompagnato da foto molto suggestive.
    Un bacione
    Patrizia e Alice

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  7. Ciao Marina! Come sempre hai scritto un bellissimo articolo accompagnato da foto molto suggestive.
    Un bacione
    Patrizia e Alice

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  8. Che viaggio splendido, vissuto da vera viaggiatrice, non da turista. Grazie per le descrizioni e le foto bellissime...
    Stefania

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    1. Grazie a te per il commento positivo!
      Un saluto
      Marina

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