!-- Menù Orizzontale con Sottosezioni Inizio -->

News

mi piace

giovedì 2 giugno 2016

LA PILLOLA MIRACOLOSA- TRA SOGNO E REALTA'


di Sandra Romanelli


          Madre e bambino 
   Gustav Klimt (1862 Baumgarten - 1918 Vienna)

20 ottobre 2015


Sono da poco arrivata in un paese molto lontano dalla mia città, una ridente località, ricca di magnifiche foreste e fiumi, dove esiste una clinica, famosa per aver scoperto la pillola anticancro. 
Sto per entrare in un luogo difficilmente accessibile, una costruzione avveniristica a forma di fungo. Mi attende un illustre professore, stimato ricercatore, i cui studi e sperimentazioni lo  hanno portato,  con la collaborazione della sua équipe, alla scoperta più importante nel campo della medicina. 
Un' infermiera dai capelli biondo platino e dagli occhi glaciali mi accompagna lungo un corridoio con pavimenti di un bianco lattiginoso lucido; le pareti sono tinteggiate di un tenue colore verde acqua. Si ferma di fronte all'ultima porta in fondo e, aprendola, mi introduce, con un sorriso, nello studio del  Professore, dicendomi: - Prego, si accomodi! - 
Nell'attesa osservo ogni oggetto della stanza.
Mi stupisce una gigantografia appesa alla parete, proprio sopra la scrivania. Si tratta della celeberrima pillola arancione a forma ottagonale. A fianco di essa la foto dell'equipe medica che ha lavorato alla ricerca e composizione di questo ritrovato miracoloso, concepito per sconfiggere il male del secolo. 
Dopo pochi minuti l'insigne professore fa il suo ingresso. È un uomo brizzolato, di bell'aspetto, di circa cinquant'anni. Mi presento a lui come inviata di una rivista medica,  per avere notizie riguardo agli esperimenti eseguiti per la ricerca della sua famosa pillola, ai successi ottenuti grazie ad essa e ai suoi eventuali limiti.
Seguo scrupolosamente l'ordine di una serie di domande che avevo preparato. Il professore risponde a tutte, senza esitazione.
La pillola è frutto di studi complessi e di un abbinamento di farmaci che hanno dato  risultati eccellenti.  Mi rivela che il suo metodo di cura ha salvato molte persone, anche in uno stadio avanzato della malattia. Tutti i suoi pazienti sono stati monitorati costantemente, per controllare sia il miglioramento iniziale, sia le fasi successive. Ognuno di essi, in tempi più o meno lunghi, dovuti principalmente all'espansione delle metastasi e al numero degli organi compromessi, ha ottenuto la guarigione definitiva.
Soddisfatta fin qui del colloquio con il professore, sia per le risposte esaurienti, sia per la dovizia di particolari, passo ora a illustrargli il secondo motivo che mi ha portato  nella sua clinica.
Sono qui infatti, non solo per la Redazione della rivista, ma anche per Jacopo, un giovane di 33 anni, operato da poco per un tumore al fegato, considerato inguaribile.
Gli presento la cartella clinica in mio possesso: la esamina scrupolosamente.
Mi assicura che ha già guarito tumori identici con la sua pillola miracolosa e mi fissa un appuntamento a breve con il ragazzo. Lo informo che verrà con la madre, un'amica a me molto cara e con il padre, di professione  medico.
Quando esco dalla clinica mi sento sollevata e totalmente fiduciosa.
Sono così felice del risultato di questo colloquio che desidero informare immediatamente la mia amica Giulia, madre di Jacopo. Sto per prendere il cellulare ma sento che sta già suonando, suona... suona... continua a suonare... è Giulia che mi riporta alla sua dolorosa realtà!

9 novembre 2015

Quando entriamo in chiesa per la funzione funebre, Marta, Francesca ed io, notiamo che è già affollata e i presenti sono quasi tutti giovani.
Sulla prima panca della navata a destra sono seduti Giulia e Marco, i genitori di Jacopo, Luca e Federica, i fratelli.
La messa è lunga, come pure l'omelia. Il sacerdote ricorda la breve, ma intensa vita del giovane,  con parole che mi commuovono e non riesco a trattenere le lacrime. Mi si affollano alla mente tanti pensieri e troppi ricordi.
Oltre all'amicizia con Giulia c'è un'altra circostanza che mi lega a Jacopo. Sono stata la sua insegnante alle scuole elementari. Lo rivedo piccolo, seduto nel suo banco vicino alla finestra, sempre attento, educato, scrupoloso e preciso nello svolgimento dei compiti che gli venivano assegnati. È stato così anche alle medie, poi uno dei migliori della classe alle superiori e ha terminato il suo percorso scolastico conseguendo una laurea in Ingegneria con 110 e lode. 
Ma ciò che rattrista tutti maggiormente è sapere che Jacopo lascia una giovanissima moglie e un bambino di soli sedici mesi.

Con Giulia e le altre amiche, oggi presenti a questa tristissima funzione, siamo state compagne di scuola alle superiori, poi io mi sono iscritta all'università e ho iniziato a lavorare con le prime supplenze, Giulia, invece, dopo la maturità ha preferito sposarsi subito con Marco, l'amore della sua vita. Le nostre vite, in alcuni periodi, hanno preso strade diverse, ma la nostra amicizia non è mai finita.
Da una decina d'anni, Marta, Francesca, Giulia e io, noi quattro “vecchie” amiche e compagne di scuola, abbiamo sentito il desiderio di ritrovarci. Abbiamo preso il treno e siamo andate a trovare proprio Giulia che ci aveva invitate a casa sua ed era, per tutte la più lontana. La gioia di aver trascorso un'intera giornata tutte e quattro insieme è stata così grande che  abbiamo deciso di ricominciare a frequentarci regolarmente. Così, una volta al mese, nonostante le nostre abitazioni siano dislocate in differenti province: Milano, Como, Pavia, ognuna di noi ha ospitato, con grande entusiasmo, le altre tre.
Sono stati momenti bellissimi: i ricordi comuni sono passati in secondo piano perché ognuna di noi aveva tante cose nuove da raccontare, tante emozioni da scambiare con le altre, tanti nuovi progetti da comunicare.
Poi, un pomeriggio di aprile, quella sconvolgente notizia: Jacopo ha un tumore al fegato! È stato come quando, in una giornata serena, siamo fuori, magari in aperta campagna a goderci il sole e, improvvisamente, arriva un vento forte e  poi un temporale e grossa grandine e non si sa che cosa fare, da dove cominciare per difenderci da questa tempesta improvvisa.
La notizia della malattia ha reso Jacopo non solo il figlio di Giulia, ma un po' anche il figlio di ognuna di noi quattro.
La trepidazione e la speranza di qualche miglioramento ci hanno legate ogni giorno di più. Il cellulare di ognuna è sempre stato acceso, ogni avviso di sms è stato immediatamente aperto e il messaggio fatto immediatamente circolare tra di noi. Tutte le volte speravamo di leggere qualche buona notizia, invece, la speranza era un'illusione: ogni messaggio era più addolorato e cupo del precedente.

Sabato 7 novembre Jacopo ci ha lasciato. 

La cura, la ricerca e la chirurgia non sono riuscite a sconfiggere e debellare questo male, spesso incurabile.

Cara Giulia, avrei fatto tutto quello che si poteva fare per salvare tuo figlio e per tornare a vederti sorridere.
Forse se ti avessi portato in tempo la pillola miracolosa , Jacopo sarebbe guarito!
Purtroppo però, quella pillola arancione non è ancora stata inventata. 
Il mio è stato solo un sogno, scaturito dal desiderio assillante di soccorrere un'amica, di aiutare una madre che vuol vedere vivere il proprio figlio.

Nessun commento:

Posta un commento