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sabato 13 febbraio 2016

LA VITA È UN CARNEVALE, LA REALTÀ UNA QUARESIMA

(Mimma Zuffi)



Il Carnevale in quanto mito popolare e rito antropologico, in cui si fondono l’esaltazione della fertilità e dell’abbondanza e il fluire distruttore e rigeneratore del tempo, offre a Bruegel il pretesto per realizzare una delle sue opere più celebri e celebrate: Combattimento tra Carnevale e Quaresima. 


Memore forse dei pittoreschi spettacoli di festa, consumati durante questo periodo dell’anno per le strade di Anversa o per i borghi delle campagne, in questo dipinto l’artista introduce una delle sue più esplicite invettive contro le accuse che il cattolicesimo muove alla Riforma: essere foriera del vizio, diffondere tra la gente la religione pagana del piacere e del divertimento. Non a caso si possono ricavare dalle opere dell’artista fiammingo interpretazioni negative e moraleggianti dell’oscurantismo del suo tempo, identificando nei due protagonisti della lotta- l’obeso Carnevale e l’allampanata, malaticcia Quaresima – le personificazioni rispettivamente della chiesa luterana e di quella cattolica.
In primo piano, quasi con la funzione teatrale di apriscena, si stagliano le figure simboliche dei due contendenti. Sulla sinistra, panciuto e tronfio, brandendo un lungo spiedo con ancora infilzati gli avanzi di un banchetto, Carnevale avanza a cavallo di una botte posata  su una specie di slitta azzurra. E’ lo stesso colore della barca che compare nell’insegna dell’osteria in secondo piano a sinistra. Lo accompagnano varie figure in maschera, compunte e tutt’altro che allegre. Sulla destra, incede, prostrata dall’inedia, su un carretto trainato da una monaca e da un frate che conversano tra loro, Quaresima oppone la debole arma di una pala da fornaio con due aringhe striminzite: riferimento ai tempi di magra che tornano, simboleggiati dall’arnia (il miele è un cibo quaresimale) che le copre goffamente il capo. 
Nell’adottare ancora una volta la prospettiva panoramica a volo d’uccello, che consente di abbracciare con lo sguardo l’insieme affastellato di persone e situazioni sospese sempre tra l’assurdo e il drammatico, Bruegel frantuma la centralità della narrazione (le due figure principali), preferendole un incedere rapsodico che si anima nella miriade di episodi e scenette diffusi capillarmente all’interno dello spazio della rappresentazione. Alla stregua dei cantastorie che nelle piazze intrattenevano la folla durante gli spettacoli, Bruegel inserisce nel mezzo del quadro la figura del folle, diffusissima nella letteratura  e nelle arti figurative sin dal Medioevo. Alla sinistra del pozzo, agghindato con un costume per metà rosso e per metà a righe verdi, questa sorta di folletto conduce una coppia di spettatori, facendosi luce con una torcia in pieno giorno. Ancora un richiamo all’assurdità di un mondo che vede capovolto in modo ridicolo ogni ordine e possibilità di senso.



6 commenti:

  1. Acuta analisi di un quadro che si presta a essere analizzato in ogni centimetro. Brava! Ottima la scelta di averlo pubblicato in questo periodo, il titolo si addice veramente.
    Roberta

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    1. Ti ringrazio Roberta. In effetti ho scelto proprio questo quadro e questo giorno per la pubblicazione perché ultimo giorno del carnevale ambrosiano e inizio della Quaresima.
      Mimma

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  2. Pezzo di pregio, che ben figurerebbe in un inserto domenicale di quotidiano. La lettura di un’opera d’arte, con gli insegnamenti che contiene per il presente, è sempre una cosa di alto livello.
    Roberto

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    1. Caro Roberto, il tuo commento mi lusinga. Vero che si possono trarre molti insegnamenti sapendo leggere un'opera d'arte.
      Mimma

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  3. un bel pezzo, molto interessante, per un quadro famoso e complesso

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  4. Ti ringrazio Tiziana. Ci sarebbe stato molto ancora da commentare!
    Un abbraccio.
    Mimma

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