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lunedì 11 gennaio 2016

Yunnan e Guizhou: la Cina delle minoranze etniche

Appunti sparsi di viaggio di Marina Fichera
danze tradizionali del Guizhou
Per il mio secondo viaggio in Cina ho scelto un itinerario insolito che mescola natura, storia e cultura: le province dello Yunnan e del Guizhou, nel Sud-Ovest del Paese.  Queste sono le aree del Paese di Mezzo dove esiste la maggiore diversità di etnie; qui gli Han, il gruppo che rappresenta oltre l’ottanta per cento della popolazione cinese, sono in netta minoranza rispetto agli oltre venti gruppi etnici locali.


Inizio il mio viaggio da Kunming, capitale della provincia dello Yunnan - che letteralmente vuol dire “A sud delle nuvole” – una città di oltre cinque milioni di abitanti, caotica e vibrante come tutte le città cinesi. Definita la città dell’eterna primavera è da sempre meta di villeggiatura della classe agiata. Sarà per la giornata grigia e piovosa, per il traffico o forse per la stanchezza dovuta al lungo viaggio intercontinentale ma ho l’impressione che sia una città cresciuta troppo in fretta, senza personalità né fascino.

Il giorno seguente sono su uno scassato pulmino che punta verso nord ovest.  Dopo parecchie ora di strada arriviamo a Dali, culla dell’etnia Bai,  a circa 2.000 metri sul livello del mare. Dali è una piacevole cittadina circondata da altissime mura e affacciata su un bel lago. Il centro storico è un’ampia area pedonale con negozi per turisti e ristorantini molto rustici in cui assaggio le specialità locali: pesce del lago Erhai, spaghetti piccantissimi e spiedini di ogni tipo, il tutto innaffiato da fresca e leggera birra locale. 
Esercito il mio cinese che, seppur scarso, riesce comunque a darmi qualche piccola soddisfazione nell’interazione con le persone. Nel viaggio precedente la barriera linguistica fu un grosso ostacolo e ora poter chiedere il prezzo di una cosa o ordinare da mangiare e bere al ristorante è entusiasmante. 

Panorama dalle mura di Dali, sullo sfondo il lago Erhai (foto di Marina Fichera)


Da Dali ci muoviamo nei dintorni per visitare vari mercati pieni di gente e merci, dove si mescolano grida, odori e colori. I mercati dello Yunnan sono caotici e divertenti, e non si fermano neanche quando, dopo una violenta pioggia monsonica, tutto è semi sommerso nel fango e noi facciamo fatica a muoverci. La merce è spesso disposta su teli per terra, montagne di peperoncini rossi e piccantissimi si ergono accanto a muri di bacinelle di plastica e file di polli pronti per essere arrostiti; venditrici di cibo di ogni tipo o di tessuti tradizionali affiancano barbieri il cui salone è composto da una sedia, un rasoio e un pettine. Mentre cammino scorgo un grosso sacco bianco che “si agita”, sgrano gli occhi e vedo un numero incredibile di galline le cui teste spuntano da ogni lato del sacco! 
Al mercato: il barbiere accanto alle venditrici di cibo e merci varie (foto di Marina Fichera)
Spesso siamo gli unici occidentali e in molti superano la timidezza per avvicinarsi a noi e chiederci di fare una foto insieme. Ci prestiamo molto volentieri, sentendoci delle “star” per un attimo. Avrei voluto fare delle foto anche con persone vestite con i bellissimi abiti tradizionali delle varie etnie ma non sono riuscita, perciò mi devo accontentare di attimi di vita catturati tra le strade e le campagne.
La dura vita nella campagna cinese (foto di Marina Fichera)

Riprendiamo il nostro bus e dopo aver percorso parecchi chilometri costeggiando e passando varie volte sul Fiume  Azzurro, nel pomeriggio giungiamo sull’altipiano tibetano, a oltre 3.200 metri sul livello del mare.
La gola della Tigre saltante sul fiume Azzurro o Yangtze (foto di Marina Fichera)

Qui si trova una cittadina – il cui nome originario era Zhongdian – che nel 2001 è stata rinominata dal governo cinese Shangri-Là. L’omaggio al romanzo “Orizzonte perduto” di James Hilton, fatto con l’obiettivo di rilancio turistico della regione, ha funzionato e ogni anno migliaia di turisti di ogni nazionalità si avventurano per visitare la cittadina, che per questo ha acquistato un aspetto assai freak. 
In realtà molti turisti arrivano qui per avere un facile assaggio di Tibet e per recarsi al grandioso tempio buddista tibetano di Songzanlin. Il tempio è il secondo al mondo per grandezza, superato solo dal Potala di Lhasa, e dopo anni di abbandono e oblio sta vivendo una nuova fase di fama e ricchezza. Songzanlin è in realtà un piccolo villaggio costruito su una collina che domina l’ampia e verdissima vallata. Tutto è in ristrutturazione e ampliamento, i novizi e le foglie d’oro abbondano, così come i vecchi monaci che propongono benedizioni a caro prezzo ai numerosissimi turisti !
Tempio di Songzanlin (foto di Marina Fichera)

Lijiang è un’affascinante cittadina fondata nel XIII° secolo che, pur avendo subito la distruzione di oltre un terzo del centro storico a causa di un terribile terremoto nel 1996, è stata inserita l’anno successivo nel Patrimonio dell’Unesco.
Varcando le antiche mura cittadine si resta quasi scioccati dalla quantità enorme di turisti che vagano - affamati e chiassosi - per gli stretti vicoli arroccati sulla collina su cui si sviluppa il centro storico. Qui si trovano negozi che vendono paccottiglia di ogni tipo, baracchini che propongono squisiti insetti fritti - de gustibus -  e lussuosi lounge bar da cui si godono suggestivi scorci sui tetti di ardesia della città.
I tetti di Lijang (foto di Marina Fichera)
L’unico luogo relativamente tranquillo, ai margini del centro storico,  è il parco del Lago del Drago Nero nelle cui acque, quando il cielo è terso, si specchiano suggestive montagne alte oltre 5.500 metri.
Passo un intero pomeriggio a riposare tra ponticelli rossi, padiglioni freschi e ombreggiati e frondosi castagni riflessi nei numerosi specchi d’acqua, in un’atmosfera incantata e rarefatta che fa dimenticare per un momento la pazza folla di turisti che, poco distante, canta nei karaoke bar a tutte le ore e sputa dappertutto.
Lijiang – il lago del Drago Nero (foto di Marina Fichera)

L’ultima tappa prima di prendere un treno notturno verso il Guizhou – treno su cui faccio amicizia con tanti giovani curiosi che vogliono parlare un po’ in inglese, mentre io cerco di esercitare il mio cinese – è la Foresta di Pietra di Shilin.  
E’ difficile poter immaginare un miliardo e mezzo di persone, ma visitando la Cina ci si rende subito conto di quanto siano numerosi i cittadini del Paese di Mezzo. Il parco della Foresta di Pietra è un sito molto suggestivo che a me ispirerebbe meditazione e contemplazione, ma è talmente affollato da turbolenti turisti locali che scattano foto senza sosta e urlano, che la mia voglia di pace e osservazione delle strane forme rocciose svanisce come un’ombra a mezzogiorno. 
La foresta di pietra di Shilin (foto di Marina Fichera)
Il Guizhou è una regione molto più lussureggiante e calda dello Yunnan. Qui la campagna è irrigata da numerosi fiumi che lambiscono tranquilli villaggi con le loro magnifiche terrazze di coltivazioni di riso. E’ proprio come immaginavo la Cina rurale: sospesa nel tempo, quasi immobile e con infinite sfumature di verde. Sarebbe un luogo incantevole e  magico ma purtroppo il mio sogno si infrange contro una dura realtà in cui le scarse condizioni igieniche in alcuni momenti sono molto fastidiose, e io non sono una schizzinosa!
Villaggio e campi di riso nel Guizhou (foto di Marina Fichera)

Se lo Yunnan era preso letteralmente d’assalto dai turisti cinesi qui non c’è quasi nessuno, men che meno viaggiatori occidentali. Le strade si snodano in chilometri di tornanti che costeggiano languide colline color smeraldo, ogni tanto incontriamo un piccolo villaggio, mucchietti di case di legno scuro dove la vita scorre seguendo i ritmi della Natura.

Nelle campagne del Guizhou (foto di Marina Fichera)
Visitando uno di questi pittoreschi villaggi, popolati dall’etnia Miao, acquisto una delle cose più strane che abbia comprato in tutti i miei viaggi. Vedo in un giardino due gabbiette di legno, una con dei canarini e un’altra vuota. All’interno di quest’ultima adocchio un beverino di ceramica bianco dipinto di blu. E’ un oggetto non antico ma sicuramente molto vecchio e che mi incuriosisce parecchio. Domando quindi alla guida di chiedere alla proprietaria – che nel frattempo si è avvicinata a noi e ci guarda incuriosita - se è possibile comprarlo. L’anziana signora mi scruta con uno sguardo che mi fa capire che sta pensando che sono un po’ matta e poi azzarda una cifra folle. Contratto per svariati minuti e alla fine me ne vado felice con il mio beverino bianco e blu, pagato meno della metà del prezzo iniziale, ma pur sempre quasi il costo di una cena!  
Ma davvero vuoi comprare il mio beverino? (foto di Marina Fichera)

Lascio la Cina con la certezza che tornerò per la terza volta, perché il Paese di Mezzo si ama o si odia, e io ho scelto di amarlo. La folla, le distanze, le condizioni igieniche non sempre ottimali si dimenticano in fretta, mentre la storia, la millenaria cultura, i paesaggi incantevoli, i colori e i sapori esotici e ammalianti resteranno sempre nei miei ricordi cinesi.
Zaijian!

"Lentamente in Cina ebbi una reazione che fu questa: invece di cercare l’uomo nuovo mi resi conto che c’era un uomo vecchio, cinese, che era meraviglioso; e che quella era stata una cultura stupenda con una grandezza e con una ricchezza che proprio mi colpivano. Allora mi sono messo in cerca di quell’uomo vecchio, della meraviglia che era stata la vecchia Cina e di quel che ne rimaneva."
da “La fine è il mio inizio” di Tiziano Terzani

4 commenti:

  1. i viaggi raccontati da te sono ancora più belli! quando li raccoglierai in un bel libro fotografico?

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  2. Grazie Tiziana! non saprei, parliamone...

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  3. Ciao Marina!I tuoi articoli fanno viaggiare anche noi. Complimenti per l'articolo e le bellissime foto (e bellissima anche la frase di Terzani!)
    Patrizia e Alice

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