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giovedì 10 dicembre 2015

"Un terremoto a Borgo Propizio", di Loredana Limone

 recensione a cura di Francesca Altobelli




Dopo il riuscitissimo secondo capitolo delle vicende di Borgo Propizio ("E le stelle non stanno a guardare"), di cui abbiamo già parlato, è arrivato il terzo e altrettanto delicato libro dal titolo apparentemente più funesto: "Un terremoto a Borgo Propizio". Ritroviamo le stesse atmosfere, la stessa piacevole sensazione di un posto senza tempo, senza collocazione fisica e gli stessi spassosissimi personaggi a cui non ci si può che affezionare. Per chi li conosce già sono una gradevole conferma, un'occasione per osservarli con più attenzione e profondità, per chi vi si imbatte la prima volta sono una dolcissima scoperta, l'opportunità di incontrare figure molto diverse tra loro, ma tutte caratterizzate da un tono di leggerezza e simpatia che li rende irresistibili. Dopo il festival dell'anno prima che aveva dato lustro e visibiltà al bellissimo borgo, ritroviamo la vita del paese uguale e scandita dagli stessi eventi e dalle vite quotidiane dei suoi abitanti. 


Ci sono ancora Belinda,la sua irresistibile zia Letizia e la loro inconsueta latteria, i genitori Claudia e Cesare sempre più distanti e anaffettivi l'uno con l'altro, il fidanzato Francesco che continua a gestire l'hotel delle Rimembranze con la mamma Virginia; e poi il sindaco Felice Rondinella sempre più fermamente intenzionato a fare del borgo addirittura un patrimonio dell'Unesco, le sorelle Mariolina e Marietta, l'una sposata al "geometra" Ruggero, preoccupato per la crisi e concentrato sulla gestione della squadra di calcio del paese e l'altra sempre più insoddisfatta e desiderosa di sposare il sindaco, in modo da trovare, se non l'amore almeno un adeguato posizionamento sociale. In questo contesto così apparentemente tranquillo si verifica un evento catastrofico: un terremoto che causa la morte di sette persone e quella di un'ottava, l'assessore Tranquillo Conforti, che si rivelerà presto essere un omicidio. Tutto viene stravolto, la vita del paese perde i suoi ritmi, le sue abitudini, la sua pseudo- serenità. Ognuno, anche se non direttamente, viene traumatizzato: Felice si sente in colpa per non essere stato presente al momento del disastro e per questo mette in crisi la sua vita affettiva e il suo nuovo amore; Mariolina è sempre più frastornata e invaghita dell'assessore Mirko Mezzanotte, tanto da rischiare di frantumare il suo matrimonio; Belinda vede distrutta la sua splendida latteria e forse insieme il suo rapporto appena nato con Francesco; Claudia è sempre più sola malgrado la presenza del marito; Ruggero è attanagliato dai dubbi su come comportarsi con i suoi affari, gli appartamenti invenduti a fondovalle e i tentativi non troppo velati della segretaria di irretirlo. Insomma la vita nel paese non è più così idilliaca, anche se forse non lo era mai stata, e in tutto questo la vicenda della morte di Conforti, le indagini di Saltalamacchia sono un ulteriore motivo di tensione e preoccupazione. Molti sono gli eventi che accadono, alcuni tristi, altri meno, che porteranno la storia  a un importante epilogo, ma tutti sono sempre tratteggiati con una delicatezza e una sensibilità piacevolissime. La gentilezza nella narrazione, di ogni parola e ogni sguardo, è un elemento che definisce l'intero libro. 

Loredana Limone (note biografiche)
Loredana Limone è nata a Napoli. Ha scritto diverse fiabe e libri di gastronomia prima di approdare alla narrativa con il suo primo romanzo "Borgo Propizio" (2012). "Un terremoto a Borgo a Propizio" è il suo terzo romanzo. Loredana, inoltre, ha ideato e conduce un laboratorio di scrittura creativa gastronomica di cui ha curato, partecipandovi, due raccolte di racconti: SAPORI LETTERARI (Terra Ferma 2008) e 13 DONNE A TAVOLA (Fefè 2015).

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