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martedì 1 dicembre 2015

"Chi perde paga" di Stephen King

Sperling & Kupfer - € 19,90
(recensione a cura di Selene G. Rossi)

Ho letto il mio primo Stephen King nell’estate del 1988. Mi ricordo ancora la noia che pervadeva le mie giornate estive fino a quando non vidi nella vetrina di un’edicola un libro che mi attrasse immediatamente: Il Talismano (1983). Da allora sono passati parecchi lustri ma devo ammettere che ancora oggi – pur non avendo amato tutti i romanzi del Re – provo lo stesso brivido di allora ogniqualvolta sento che uscirà un suo nuovo romanzo.
Anche quest’anno non sono stata delusa quando nelle librerie italiane - beati gli anglofoni che possono goderne prima! - ho adocchiato Chi perde paga; ovviamente, non ho perso un minuto e mi sono precipitata ad acquistarlo. Tempo tre giorni e le pagine, una dopo l'altra, erano giunte al termine. Dire che l'ho divorato è dir poco!


Secondo capitolo di una trilogia iniziata nel 2014 con Mr. Mercedes, questo romanzo, a detta dello stesso autore in stile hard-boiled, racchiude in sé tutto ciò che un amante del genere può desiderare. Accantonate da un po’ di anni le atmosfere orrorifiche surreali e paranormali del passato – chi non ricorda Shining (1977) o It (1986)? -, in questo libro, Stephen King tratta in modo sobrio e delicato alcune tematiche già presenti in alcuni suoi romanzi della maturità come, per esempio, lo scrittore vessato da un fan decisamente troppo “innamorato” di un personaggio finzionale (Misery, 1987), o i traumi che possono turbare un adolescente obbligandolo a diventare uomo prima del tempo come nel racconto Il Corpo (The Body), contenuto nella raccolta Stagioni Diverse (Different Seasons, 1982) e noto ai più per il film Stand By Me – Ricordo di un’estate (Rob Reiner, 1986).
Quest’ultima opera di King si sviluppa su più piani temporali che si alternano fino a metà libro circa per poi stabilizzarsi nel biennio 2013-2014.
L’inizio, ambientato nel 1978, presenta due dei protagonisti e il coprotagonista che, pur scomparendo nell’arco delle prime quindici pagine, non ci abbandona mai del tutto: Morris Bellamy, l’ultracattivo della storia, Jimmy Gold - creatura finzionale, ovviamente inesistente, viva però nella mente del villain - e John Rothstein, autore dai tratti salingeriani e vittima sacrificale - innocente per tutti fuorché per Bellamy, deciso a fargliela pagare non tanto per aver smesso di scrivere quanto per aver piegato l’anima di Jimmy, un’anima anticonformista e ribelle, al volere di una società capitalista e perbenista in cui c’è solo una cosa da fare ovvero, come direbbe Mark Renton (Trainspotting, Danny Boyle, 1996), “scegliete la vita; scegliete un lavoro; scegliete una carriera; scegliete la famiglia; scegliete un maxitelevisore del cazzo; scegliete lavatrici, macchine, lettori CD e apriscatole elettrici. Scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza vita; scegliete un mutuo a interessi fissi; scegliete una prima casa; scegliete gli amici; scegliete una moda casual e le valigie in tinta; scegliete un salotto di tre pezzi a rate e ricopritelo con una stoffa del cazzo; scegliete il fai da te e chiedetevi chi cacchio siete la domenica mattina; scegliete di sedervi sul divano a spappolarvi il cervello e lo spirito con i quiz mentre vi ingozzate di schifezze da mangiare. Alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in uno squallido ospizio ridotti a motivo di imbarazzo per gli stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi; scegliete un futuro; scegliete la vita[…].” Dopo aver ucciso Rothstein, Morris si dà alla fuga, nascondendo le preziose moleskine fitte di pezzi inediti e 20.000 dollari trafugati dalla casa dello scrittore. Ma non sempre la fortuna aiuta gli audaci; infatti, l’infame omicida verrà incarcerato per un altro crimine.
L’azione si sposta poi nel 2009 focalizzando l’attenzione su Pete Saubers, figlio di uno dei sopravvissuti di Mr. Mercedes, che, casualmente, s’imbatte nel tesoro nascosto. Ignaro di ciò che le sue azioni comporteranno, il ragazzo si troverà intrappolato in una spirale di violenza dalla quale potrà uscire solo grazie all’intervento di Bill Hodges, Holly Gibney, e Jerome Robinson, già protagonisti del capitolo precedente della trilogia.
Che dire? Stephen King, ancora una volta, ci stupisce e coinvolge come pochi autori sanno fare. E se avete qualche amico che, come me, ama il Re, non perdete l’occasione di fargli trovare Chi perde paga sotto l’albero di Natale!

Note biografiche
Nato a Portland nel 1947, Stephen King ha conosciuto la fama nel 1974 con Carrie (1974). Da allora ha pubblicato oltre settanta tra saggi e romanzi, spaziando dall’horror al fantasy con una maestria non indifferente.


2 commenti:

  1. Complimenti Selene, da lunghi, accurati, documentati e interessanti saggi a una recensione concisa ma che colpisce nel segno. Brava come al solito.
    Emy

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  2. Ciao Emy, scusa per il lungo periodo trascorso dal momento del tuo commento. Ti ringrazio per ciò che scrivi.
    Selene

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