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sabato 28 novembre 2015

Billie Holiday - "Strange Fruit", la canzone del XX secolo

a cura di Sandra Romanelli

  Ricordando Billie Holiday nel centenario dalla nascita.                                        
                 
Billie Holiday, lady Day, la lady del blues, intonò per la prima volta, con la sua voce inconfondibile, Strange Fruit  al Café Society di New York. Era il 1939. 
Quando terminò il brano calò un silenzio assoluto; solo dopo qualche tempo iniziò l'applauso, dapprima esitante poi sempre più forte..
Il nightclub Café Society si autodefiniva      come “il posto sbagliato per la gente giusta”. Il suo pubblico era composto da un  mix di razze e di strati sociali.
La rivista americana TIME, che nel 1939 aveva bollato Strange Fruit come "propaganda in musica", sessant'anni dopo la elesse "Canzone del XX secolo".




Il brano - musica e testo composti da Abel Meeropol, un insegnante ebreo-russo del Bronx, che li pubblicò con lo pseudonimo di Lewis Allan - è una forte denuncia contro i linciaggi dei neri nel sud degli Stati Uniti e rappresenta una delle prime  espressioni del movimento per i diritti civili. Col trascorrere  del tempo apparve come una richiesta di rispetto e giustizia.

              STRANGE FRUIT                                                    UNO STRANO FRUTTO
 Southern trees bear a strange fruit,                        Gli alberi del sud danno uno strano frutto,
blood on the leaves and blood at the root,               sangue sulle foglie e sangue sulle radici,
black body swinging in the Southern breeze,           un corpo nero dondola nella brezza del sud,
strange fruit hanging from the poplar trees.            strano frutto appeso agli alberi di pioppo. 
 Pastoral scene of the gallant south,                        Una scena bucolica del valoroso Sud,
the bulging eyes and the twisted mouth,                  Gli occhi strabuzzati e le bocche storte,
scent of magnolias, sweet and fresh,                        Profumo di magnolie, dolce e fresco,
then the sudden smell of burning flesh.                    Poi improvviso l’odore di carne bruciata.

Here is fruit for the crows to pluck,                          Ecco il frutto che i corvi strapperanno,
for the rain to gather, for the wind to suck,              che la pioggia raccoglierà, che il vento porterà                                                                                       via,
for the sun to rot, for the trees to drop,                    che il sole farà marcire, che gli alberi lasceranno                                                                                    cadere,
here is a strange and bitter crop.                              ecco uno strano ed amaro raccolto.

La Holiday cantò molto spesso al Café Society e Strange Fruit  era sempre l'ultimo brano. Improvvisamente l’intero locale si fermava. Un unico faro puntato su di lei, solamente il pianista ad accompagnarla. 
Billie iniziava a scandire parole indimenticabili, pesanti come pietra, un  pugno nello stomaco per gli spettatori. Nessun'altra canzone ha mai avuto lo stesso impatto sul pubblico e sulla società americana.
Più tardi, negli anni Sessanta, divampò la lotta per i diritti civili e Sam Cooke (cantante statunitense e compositore di musica gospel, blues, soul e pop)  che prese parte attivamente all' American Civil Rights Movement, nel 1963 scrisse 
“ A change is gonna come” (Un cambiamento sta arrivando) un vero inno di speranza per le comunità di colore, ma Billie Holiday non riuscì a vederlo. Anche il Presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, dopo aver vinto le elezioni del 2008, con i suoi sostenitori di Chicago, fece riferimento a questa celebre frase: “It’s been a long time coming, but tonight, … change has come to America” (È passato tanto di quel tempo, ma stanotte, …un cambiamento è arrivato in America).

Billie Holiday, al secolo Eleanora Fagan, con l'aiuto di Artie Shaw, clarinettista statunitense jazz di fama mondiale e direttore d'orchestra, fu comunque tra le prime cantanti nere a esibirsi come vocalist assieme a musicisti bianchi, superando le barriere razziali.
Billie Holiday, Lester Young, Coleman Hawkins, Gerry Mulligan
4 dicembre 1957

Nei locali dove cantava doveva però utilizzare l'ingresso riservato ai neri, e rimanere chiusa in camerino fino all'entrata in scena.
Una volta sul palcoscenico, si trasformava in  Lady Day, come la chiamava molto affettuosamente Lester Young. “Lady” per il carattere da vera signora e “Day”  come abbreviazione del cognome.
Per ricambiare, dal momento che considerava Lester Young il più grande dei sassofonisti, lei lo soprannominò “Prez”, diminutivo di Presidente. 
Portava sempre una gardenia bianca tra i capelli, che divenne il suo segno distintivo.

Lady Day cantava con una gardenia bianca tra i capelli
Nel 1954 Billie Holiday fece la sua prima  tournée in Europa. 
Nella  sua autobiografia parla  con  grande entusiasmo di quel tour che  passò anche da Stoccolma, Copenhagen, Londra, Berlino, Zurigo e Parigi. Con grande euforia, afferma: “Gli amatori europei sono tutti gentili, competenti, il pubblico è meraviglioso e apprezza il jazz nel suo giusto valore”. In realtà la cosa che aveva notato maggiormente era che nessuno aveva accennato al colore della sua pelle. 
E aggiunge: “Io non sono facile ad attaccare amicizie, ma in Europa ho incontrato un mare di gente che mi seguiva e mi voleva bene da anni. Con loro avevo una sorpresa dopo l'altra e l'impressione di tornare a casa. ”
Il  3 novembre 1958 si esibì per la prima e unica volta anche a Milano, al Teatro Smeraldo. In quegli anni lo Smeraldo era specializzato in avanspettacolo e il suo pubblico non era affatto abituato al blues e al  jazz tanto che la Holiday non riuscì a portare a termine il suo programma. La sua voce, col passare degli anni, per l' alcool e la droga, si era fatta più roca e gutturale. Il canto della maturità malata era più intenso e  “rappresentava l'espressione nell'arte di un dramma esistenziale” - come scrisse il critico Paolo Vitolo.                                                                         
Arrigo Polillo (ndr: scrittore di memorie jazzistiche e organizzatore di numerosi festival del jazz) aggiunse: “Il suo canto estremamente sofisticato, difficilmente digeribile anche da molti amatori di jazz, inserito in un grossolano spettacolo di Music Hall stride e disturba. Fa l'effetto che sortirebbe un brano di Kafka inserito, senza preavviso, fra le pagine di un giornalino a fumetti.” 
Dopo cinque brani, tra i fischi, dovette tornare in camerino.
Fortunatamente tra gli spettatori c'era un gruppo di appassionati, i quali decisero di organizzare per il 9 novembre, ultimo giorno della permanenza di Billie Holiday a Milano, un concerto presso il teatro Gerolamo di piazza Beccaria.  
La Holiday, accompagnata da Mal Waldron al piano, dal chitarrista Franco Cerri, dalla batteria di Gene Victory e dal quintetto Basso-Valdambrini tenne uno splendido recital e riscosse un grandissimo successo. 
Milano, Billie Holiday insieme ai componenti del quintetto Basso-Valdambrini
Il pubblico d'intenditori fu veramente entusiasta e le tributò una meritata ovazione.    
Pochi mesi più tardi, il 17 luglio del 1959, morì  a New York in un letto d'ospedale. Aveva solo quarantaquattro anni.

Nel 1972 Diana Ross nel film La signora del blues, diretto da Sidney J. Furie, con Billy Dee e Richard Pryor, interpretò con successo il personaggio di Billie Holiday, tratto dalla sua autobiografia ( Lady Sings the Blues) , scritta con la collaborazione del giornalista di tabloid William Dufty. Billie avrebbe preferito intitolarlo A bitter Crop, riferendosi proprio all'amaro raccolto di Strange Fruit.
Il film fu presentato fuori concorso al 26° Festival di Cannes.



Locandina del musical
Il musical che ripercorre la vita di Billie Holiday, ideato e interpretato da Amii Stewart,  debuttò il  16 settembre 2003 al Sistina di Roma. 

Lo spettacolo made in Italy, intitolato "Lady Day",  era nato dalla passione che da sempre la cantante pop e dance nutriva verso la regina della musica nera, dal suo modo di cantare, così sofferto e vissuto. 
Amii, davvero calata nella parte, riuscì a regalarci un momento di teatro toccante e emozionante.

 “Sangue, sudore e lacrime. Questo è stato la vita di Billie Holiday. E nessuno, come lei ha saputo trasmettere queste emozioni con le note". (Amii Stewart).
Il musical, rigorosamente dal vivo, con l'orchestra diretta da Emanuele Friello, coreografie di Roberto 
Salaorni per la regia di Massimo Romeo Piparo rivive la vitalissima New York dei jazz club degli anni Trenta e Quaranta.                                                                                                                        
Lo spettacolo, presentato in cinque città italiane, andò poi nel 2004  in tour anche all'estero.                 
Di Billie Holiday hanno detto e scritto:

- Il jazz moderno viene da lei. Illuminava  le sue canzoni dal di dentro.

- Era una donna molto dolce, molto calda ... aveva un aspetto da indiana con la pelle vellutata, marrone chiaro ... Billie era una donna splendida prima che l'alcool e la droga la distruggessero. ... Ogni volta che mi capitava di incontrarla le chiedevo di cantare "I Loves you, Porgy", perché ogni volta che lei cantava "non lasciare che mi tocchi con le sue mani calde" potevi praticamente sentire quello che sentiva lei. Il modo in cui la cantava era magnifico e triste. Tutti quanti amavano Billie.  (Miles Davis)

- Frank Sinatra citava Billie Holiday come suo modello assoluto in fatto di genio interpretativo.

- Carmen MCRae, una delle più famose e influenti cantanti jazz, trasse ispirazione da lei.

- Abbey Lincoln,  durante  gli  anni  Sessanta,  con le
sue canzoni di protesta per i diritti civili,  fu,  di certo, influenzata da Strange Fruit.
  
- Nel 1988 i componenti del gruppo musicale irlandese U2  le dedicarono Angel of Harlem: “Lady Day got diamond eyes, she sees the truth behind the lies” (Lady Day ha occhi di diamante, vede la verità dietro le bugie). So long...Angel of Harlem.
  

 Bibliografia: “La signora canta il blues” di Billie Holiday ed. Feltrinelli                        
                            



4 commenti:

  1. Ho letto l'autobiografia di Billie Holiday, coinvolgente e molto interessante, sicuramente una della più grandi interpreti del Jazz.

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    1. Grazie, è vero. La sue interpretazioni così intense e vibranti, sono, di certo, il frutto delle emozioni di una vita tanto difficile quanto travagliata.
      Sandra

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  2. Conoscevo Billie Holiday per la sua voce e per la musica, ma non avevo letto l'autobiografia. E' stato interessante conoscere alcuni momenti della sua vita così particolare.
    Milena

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  3. Grazie Milena. Ciao. Sandra

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