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giovedì 8 ottobre 2015

Letteratura e cucina

di Sandra Romanelli


"Natura morta con cacciagione",
da un dipinto di Frans Snyders
Le pennellate energiche e vigorose di questa natura morta del pittore fiammingo Frans Snyders (1579-1657) hanno qualcosa in comune con la personalità, altrettanto vigorosa, di un grande scrittore e drammaturgo francese, nato qualche secolo dopo Snyders, amante ed esperto di cucina, considerato dallo storico francese Jules Michelet (1798 – 1874) “una forza della natura”: Alexandre Dumas (1802-1870).
Oltre alle famosissime opere letterarie, egli ci ha tramandato gustose ricette, riguardanti sia la cacciagione sia un’enorme varietà di cibi, mostrandoci, in tal modo, la civiltà gastronomica di Francia. 



Alexandre Dumas era figlio di un generale napoleonico mulatto con ascendenze africane. Questa sua origine contribuì a far sì che fosse dotato di un fisico notevole e un carattere vitale e volubile, ma anche simpatico e popolare.
  
Alexandre Dumas in un ritratto di
Charles-Alphonse-Paul Bellay 

Nel 1823 si trasferì da  Villers-Cotterêts (Soissons), suo paese natale, a Parigi, dove non solo iniziò a frequentare i teatri  ma ebbe anche i suoi  primi successi come scrittore  grazie ai due testi teatrali Enrico III e la sua corte e Antony (1829-1831).
Dal 1832 lavorò per alcuni giornali, per i quali pubblicò cronache storiche che, con il tempo, diventarono veri e propri romanzi.
Autore narrativo molto fecondo, iniziò questa sua carriera con Il capitano Paul (1838), cui seguirono Il cavaliere d’Harmental e  Ascanio (1841-1843). 

Nel 1844 arrivò il grande successo con I tre moschettieri.

Dal 1845 al 1847 pubblicò molti altri romanzi e racconti, ma le opere che ottennero maggior attenzione da parte del pubblico furono Il conte di Montecristo e La regina Margot. 
Molto noti anche Vent’anni dopo e Il visconte di Bragelonne, i due  famosissimi romanzi sequel de I tre moschettieri che uscirono a puntate sulla rivista Le Siècle e sul Journal des débats.  L’uscita di ogni capitolo era attesa con enorme interesse da parte dei lettori.

Dumas proseguì ininterrottamente con la sua prolifica produzione di romanzi e, successivamente, anche di saggi fino al 1869 quando iniziò a lavorare al Grand Dictionnaire de cuisine, pubblicato postumo nel 1870.

Il grande dizionario di cucina di
Alexandre Dumas, pubblicato da Sellerio Editore 

Autore molto prolifico conosciuto per la sua vasta produzione letteraria,  Alexandre Dumas era ricordato dal figlio Alexandre Dumas junior sempre alla scrivania, anche per quindici ore di fila. In realtà, i suoi contemporanei lo apprezzavano anche in quanto attento gastronomo, buongustaio e grande mangiatore.
Gli spuntini notturni che ogni mercoledì, tra le undici e mezzanotte, preparava nella sua abitazione parigina al numero 45 della Chaussée d’Antim, per i suoi amici artisti (attori e pittori di talento, musicisti e cantanti amati dal pubblico), furono veri e propri trionfi culinari.

Il suo enorme interesse per la produzione letteraria e per la cucina era talmente impellente che si dice che “lo si poteva vedere cucinare con una mano e con l’altra scrivere”. 

Subito dopo la fine di un suo lungo soggiorno a Napoli, e prima di iniziare a  redigere il suo Grande Dizionario di cucina, Dumas scrisse Lettere sulla cucina a un sedicente buongustaio napoletano.

Lettere sulla cucina a un sedicente
buongustaio napoletano - Archinto Editore

Questo testo – che ha come sfondo l’Europa di metà Ottocento, con riferimento a noti personaggi dell’epoca, a memorie (Mémoires), a impressioni di viaggio (Impressions de voyage) e a conversazioni culinarie - contiene una serie di consigli utili per cucinare allo spiedo o a carbone a legna oca e coniglio, quaglie e beccacce, pollo e montone.  
Le pagine profumano di arrosto e cacciagione, della delicata zuppa alle mandorle di Mademoiselle Mars, o dell’infuocata insalata di tartufi al pepe e peperoncino di Mademoiselle George.

Tuttavia, ciò che mi ha maggiormente colpito leggendo queste lettere, inviate a un certo Torelli, sedicente buongustaio napoletano, é l’epistolario tra Alexandre Dumas e Gioacchino Rossini, che, essendo contemporanei e data la loro posizione nel campo dell’arte, non si poteva dire che non si conoscessero.   
Alexandre Dumas 
Dumas aveva infatti ricevuto dai suoi abbonati alle puntate del Conte di Montecristo la richiesta della miglior ricetta per gustare i maccheroni.

Di conseguenza - afferma lo scrittore - presi carta, penna e calamaio e scrissi la seguente lettera all’autore del Barbiere e del Mosè. 

Illustrissimo, Voi avete, a quanto pare, una splendida ricetta dei maccheroni. Voi che tanto avete fatto per l’orecchio dei vostri contemporanei, fate qualcosa anche per il loro palato e, oltre che benedetto sarete adorato.
Cordialmente 
A. Dumas”
  
Rossini rispose:

“Ho effettivamente una meravigliosa ricetta dei maccheroni, ma la tengo per me e per i miei amici. Venite a gustarla martedì prossimo e capirete che, quando si possiede un simile tesoro, non lo si dilapida certo.
G. Rossini”

Gioacchino Rossini 

Dumas non perse tempo e replicò:

“Sarò da voi martedì prossimo, caro Rossini; non certo per gustare i vostri maccheroni- la pasta è un sentimento che mi difetta -, ma per godere della vostra incantevole compagnia e per rivedere Olympe, della cui bellezza e spirito serbo un mirabile ricordo. 
A. Dumas”
                                                            
Effettivamente, il martedì successivo Dumas andò a cena da Rossini e in seguito dichiarò:
“Rossini fu affascinante come sempre. I maccheroni aprirono il pasto come prima portata. Ebbero il massimo successo, ma per me furono mediocri.”
Tuttavia, poiché Rossini si rifiutò di dargli la sua ricetta Dumas andò a chiederla alla signora Adelaide Ristori (1821-1906), attrice drammatica italiana  molto nota, in quel tempo, in Francia. 


RICETTA DEI MACCHERONI (pervenuta da Alexandre Dumas)

Prendete una libbra (500 g circa) di prosciutto affumicato, rivestitene una casseruola;

Prosciutto affumicato 

adagiate sul prosciutto un pezzo di culaccio di manzo (polpa di coscia) di quattro libre,
Culaccio di manzo 

unite un mazzetto di odori (erbe aromatiche),




versatevi un bicchierino di acquavite o di rum, riempite i vuoti lasciati dal manzo con dodici pomodori piuttosto grossi e sei cipolle bianche.

Pomodori

Cipolla bianca












Versate sul tutto del brodo preparato il giorno prima, in modo che l’estremità superiore del manzo affiori appena sulla superficie del brodo, come uno scoglio sulla superficie del mare.
Inutile dire che la casseruola deve poter contenere almeno due litri e mezzo di brodo. 
Lasciate bollire per cinque ore a fuoco lento. Dopo cinque ore, passate a un setaccio di crine il sugo, ristretto e divenuto cremoso con le cipolle, i pomodori e il prosciutto affumicato.
Tutto passerà al setaccio tranne i semi dei pomodori e le parti magre del prosciutto. 
Mettete da parte il sugo e grattugiate una libbra di parmigiano. 

Parmigiano

Poi, fate cuocere nell’acqua salata, ammorbidita con un’abbondante noce di burro, la quantità di maccheroni che ritenete sufficiente per i vostri commensali.
Quando sono cotti al punto giusto, mettete sul fondo della zuppiera uno strato di parmigiano; sullo strato di parmigiano adagiate con la schiumarola uno strato di maccheroni ben scolati; sullo strato di maccheroni versate un mestolo di sugo, sul sugo un altro strato di maccheroni; su questo strato di maccheroni, un pugno di parmigiano e così via, alternando sempre gli strati fino a completamento della zuppiera; versate poi il resto del sugo, del ragù, e servite caldo.
Maccheroni

I maccheroni furono portati in Francia dai fiorentini, probabilmente all’epoca in cui Caterina de’ Medici sposò Enrico II. Ma la moda non fece furore.
Dumas afferma:

“L’Italia, Napoli soprattutto, è la patria dei maccheroni che – come avviene da noi per le patate – preparati in mille modi diversi, in minestra, gratinati, sempre accompagnati da parmigiano grattugiato, compaiono su tutte le tavole,  dei ricchi come dei poveri: i napoletani non vivono d’altro.”
Alexandre Dumas

Tra le numerose ricette del libro Lettere sulla cucina, ho scelto questa, poiché, dati gli ingredienti, mi pare la più semplice da realizzare. Alexandre Dumas ne ha pubblicate molte altre della tradizione, che compaiono anche nel Grande Dizionario di cucina. Ne citiamo alcune tra le più succulente della cucina ottocentesca:

- Coniglio cotto nella sua pelle
- Montone e pollame arrosto
- Lepre in salmì

Curiosità

Come Alexandre Dumas, numerosi scrittori si sono appassionati alla cucina. 
È risaputo che la scrittrice britannica Virginia Woolf (1882-1941) amasse far da mangiare; divenne famoso il suo pane cottage loaf
Così scrisse all’ amica Vita Sackville-West, poetessa e scrittrice inglese (1892- 1962):
“Ho una sola passione, cucinare.
 Non si può pensare bene, né amare bene, se non si è mangiato bene.”


Referenze

- Lettere sulla cucina a un sedicente buongustaio napoletano –  di  Alexandre Dumas - Archinto editore

Natura morta di Frans Snyders



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