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venerdì 11 settembre 2015

Visita a Ground Zero

di Giovanni De Pedro
Il  grattacielo di 108 piani che sostituisce le Twin Towers
(foto di Giovanni De Pedro)

Sono già passati quattordici anni  dall'11 settembre 2001,  ovvero da quando gli  Stati Uniti  subirono una delle più grandi stragi della storia. Nelle nostre memorie quel giorno è ancora vivo, ognuno di noi ricorda esattamente il luogo in cui si trovava quando fu raggiunto dalla notizia di due aerei dirottati verso le Twin Towers del World Trade Center di New York, simbolo del commercio e del capitalismo americano.



Qualcuno credette che fosse solo il trailer di un nuovo film, invece tutto stava accadendo veramente e, in un attimo, insieme alle due torri crollarono molte certezze sulla sicurezza della difesa americana.
Gli Stati Uniti avevano combattuto tante guerre lontano dal loro Paese, erano stati quasi sempre i primi a offendere ma, in quel momento, si sentirono fragili e la loro invulnerabilità crollò in un istante, insieme ai due grattacieli e a tutte le 2749 vittime di quell'attentato. 
In tale occasione un ruolo rilevante fu quello svolto dai pompieri newyorkesi che entrarono nei grattacieli ancora in fiamme, cercando di salvare il più alto numero di vite umane anche a rischio della propria, come testimonia l’alto numero di decessi fra gli effettivi di tale corpo. 
Anche il cinema americano ha reso loro omaggio con la pellicola "WTC" con Nicholas Cage, ove sono messe in evidenza le eroiche gesta dei Vigili del Fuoco in quel giorno.
L'attentato dell'11 settembre 2001
A partire da allora abbiamo appreso dell'esistenza di Al Qaeda e del suo leader Osama Bin Laden; e vennero fatte ipotesi di ogni tipo su integralisti islamici, sul governo americano di George W. Bush jr. e possibili complotti governativi e non.
Si cominciò anche a pensare che gli Stati Uniti avrebbero potuto utilizzare l'attentato per avallare un’ invasione dell'Afghanistan e sostituire il potere talebano; tutte queste ipotesi sono documentate, nel 2004, dal regista Michael Moore nel film "Farenheit 9/11"; se queste supposizioni dovessero corrispondere a verità ci troveremmo di fronte a un atroce sacrificio di tante persone architettato per questioni politiche e di potere, quasi impensabile! 
Nel corso degli anni seguenti, gli Stati Uniti sono stati coinvolti in altri conflitti, Iraq e Libia, con la giustificazione che fosse necessario esportare la democrazia. Purtroppo ciò non è accaduto e si è creato soltanto caos nei Paesi Arabi che lentamente stanno per essere inglobati nel califfato dell'ISIS, stato non riconosciuto, di stampo islamico, che impone leggi integraliste facendo stragi di individui appartenenti ad altre confessioni o che non si adeguano ai loro desideri.
Omaggio alle vittime
(foto di Giovanni De Pedro)
Arrivo dalla via dei teatri, Broadway Street, una domenica mattina e raggiungo la zona di Ground Zero immersa in un silenzio innaturale. Le ruspe che stanno ricostruendo il quartiere sono ferme e il traffico è interdetto in quest'area.
Un brivido percorre la mia pelle mentre osservo tanta gente che in silenzio passa sotto il nuovo grattacielo di 108 piani.
In questa surreale assenza di rumore odo il fragore di uno scroscio d'acqua che mi ricorda il rumore delle urla delle persone che, intrappolate tra le fiamme. non sapevano cosa fare o dove andare, ignare che quello sarebbe stato il loro ultimo attimo di vita.
Raggiungo le fontane costruite sulle fondamenta delle Twin Towers, l'acqua scende e non sale, come di solito succede nelle altre fontane. Mi fermo a guardare emozionato le luci che, riflettendosi sull'acqua, mi danno l'impressione di persone che scivolano verso il basso fino a essere inghiottiti da un buco nero mortale dove regna l'incognita della fine sconosciuta.
Intorno a enormi quadrati ci sono i nomi delle 2749 vittime, la maggior parte ispaniche e italo-americane perché, all'ora dell'attentato, nelle Torri Gemelle era presente molto personale di servizio.
Ogni tanto si avvicina qualcuno a lasciare una rosa, infilandola nella scritta del nome, a ricordo dei defunti di questa strage; alle spalle del memoriale è stato costruito un museo che ospita vari cimeli raccolti sul luogo dell'attentato, tra cui anche un pilone metallico che faceva parte della struttura delle torri.
È stata una sensazione molto forte ed emozionante che resterà sempre nella mia memoria, così come rimarrà il ricordo di questa follia umana dettata dal fanatismo religioso o politico. Nessuno può o deve dimenticarlo ma trarre da quel gesto una forza maggiore per continuare a credere nella pace.
Mi arrivano alla mente le parole indimenticabili di "Blowin' in the Wind", canzone-poesia di Bob Dylan:

How many roads must a man walk down 
before you call him a man? 
Yes, 'n' how many seas must a white dove sail 
before she sleeps in the sand? 
Yes, 'n' how many times must the cannon balls fly 
Before they're forever banned? 
The answer, my friend, is blowin' in the wind
The answer is blowin' in the wind. 

Quante strade deve percorrere un uomo 
prima che lo si possa chiamare uomo? 
Sì, e quanti mari deve sorvolare una bianca colomba 
Prima che possa riposare nella sabbia? 
Sì, e quante volte le palle di cannone dovranno volare 
Prima che siano per sempre bandite? 
La risposta amico, sta soffiando nel vento  
La risposta sta soffiando nel vento 
La fontana del memoriale, per non dimenticare!
(foto di Giovanni De Pedro)



3 commenti:

  1. Complimenti Giovanni, è il pezzo che mi è piaciuto di più fra quelli che hai scritto. Amalia

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  2. Giovanni, ancora una volta hai fatto centro. E questo pezzo denota la tua grande sensibilità.
    Complimenti per aver ricordato un evento così drammatico senza retorica.
    Eliana

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  3. Grazie per le belle parole. Andare a Ground Zero è stata un'emozione forte che non mi aspettavo e che tramite le parole ho cercato di trasmettere quello che ho sentito dentro. Non dimenticare è il minimo. Giovanni.

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