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lunedì 11 maggio 2015

L'ospite inatteso, Frankie per gli amici

di Giovanni De Pedro

Che bella serata! Esco dal Teatro Delfino di Piazza Carnelli, dove ho assistito allo spettacolo “Frankenstein”, tratto dal libro di Mary Shelley e messo in scena dalla compagnia “Il Mecenate”, con la direzione di Federico Zanandrea.

Ritorno verso casa camminando sul marciapiede illuminato soltanto dalla luce lunare quando vedo allungarsi l'ombra di un uomo che mi segue; accelero il passo e sento il respiro pesante di chi mi sta dietro, la paura si impadronisce di me! Raggiunto il portone del palazzo, la mia mano trema però riesco a infilare la chiave. Mannaggia a questo portone che si richiude lentamente! 


I passi del mio inseguitore sono ancora dietro di me! Apro la porta del mio appartamento e prima di poterla richiudere una mano la blocca. Mi volto e guardo in faccia colui che mi ha seguito ma nel buio lo intravedo soltanto, ma lo sento dire:
- Scusa, posso usare il tuo bagno? -
- Il bagno? - dico con un filo di voce - Tutto qua? Certo, fai pure. -
Accendo la luce e lo guardo entrare con il suo passo ciondolante.
- Ehi, aspetta un attimo. Tu sei la “creatura” del dottor Frankenstein!
- Esatto, sono proprio io. -
Penso che potrei fare un baratto:
- Facciamo un patto, tu usi il mio bagno e io ti intervisto. -
- Affare fatto! Sono stato ore sul palco che farei qualsiasi cosa per poter andare in bagno! - afferma la “creatura”.
- OK, nel frattempo ti preparo qualcosa da bere, un bicchiere di vino? -
- Sarebbe perfetto. -
Mentre il mio ospite soddisfa i suoi bisogni, stappo una bottiglia di spumante e riempio due calici, c'è un avvenimento a cui brindare!
La prima domanda la formula la “creatura”:
Il "mostro" sorride diventando intervistatore
- Non hai paura del mio aspetto? -
- Non vedo il motivo, in fondo il vecchio di campagna che ti ha istruito non aveva paura di te -
- Sì, ma lui era cieco e non poteva vedermi. -
- E' vero, però ha guardato nel tuo cuore, sapeva che sei buono. -
Con aria seria mi risponde:
- I buoni non uccidono, io ho ammazzato il figlio e la moglie del dottore. -
 Per rassicurarlo batto con la mano sul suo ginocchio e gli dico:
- L'hai fatto soltanto per difenderti, avevi perso fiducia nel genere umano. -
- Gli uomini sono stati cattivi con me e io mi sono vendicato – dice piangendo - mi sento “diverso” dagli altri esseri viventi. -
- Diverso? In che senso? -
- Sono il prodotto di un esperimento, sono brutto ma penso di poter sapere cos'è l'amore, credo che sia quella cosa che ti fa battere il cuore e ti fa sentire in cima al mondo. Insomma – continua sbattendo le ciglia - quello che sento adesso per te! Allora, uh, sono diverso! -
- Buongustaio, comprendo la tua attrazione ma diciamo che non sei proprio il mio tipo. Per favore, passiamo ad altri argomenti, per esempio, come hai conosciuto il dottor Frankenstein? -
- E' stato lui a trovarmi, mi disse che era un medico della mutua e che avrebbe potuto guarire le forti emicranie che mi assillavano! -
- Invece ha fatto un esperimento sul tuo corpo. -
- Mi ha addormentato e quando mi sono svegliato è stata una sorpresa, aveva assemblato pezzi di corpi maschili e femminili. Praticamente una confusione! -
- E' per questo che sei “diverso”, nessuno o quasi ha la possibilità di appartenere ad entrambi i sessi. -
- Questo, però, ha i suoi vantaggi. Ho la testa di una matematica, le braccia di un minatore, le gambe di uno sportivo, anche se disabile, e il cuore di una donna piena d'amore -
La "creatura" soffre dopo il mio rifiuto
Poiché mi sembra più rilassato e a suo agio, nella speranza che non sia soltanto l'effetto dello spumante che beve come fosse acqua, passo a domande più “serie”:
- Hai mai desiderato avere un aspetto più umano? -
- Oh, tante volte, il Dottor Frankenstein non era un chirurgo plastico. -
- Potresti trovarne uno bravo, a chi vorresti somigliare? -
- Mi piacerebbe avere il volto di Sean Connery, il fisico di Brad Pitt e le labbra di Angelina Jolie, però un cuore come Gandhi, vorrei fare tanto bene a tutte le persone ma prima vorrei trovare un buon dentista. Ho un brutto sorriso, non ti pare? - Mi mostra la sua dentatura.
- Sì, non è un bel sorriso e dovresti fare anche una pulizia dei denti, sono gialli! Se t'interessa, c'è uno studio dentistico in fondo al pianerottolo -
- Lo terrò presente, il tartaro sui denti è dovuto al fumo, sai è l'unica compagnia per vincere la mia solitudine. -
- Non preoccuparti, adesso hai un amico. -
- Ah sì? E dove si trova? -
- Non devi guardare lontano, è davanti a te. -
- Davanti a me ci sei soltanto tu. -
- Appunto, potrai venire a trovarmi ogni volta che lo desideri. -
- Potrò usare il tuo bagno e berremo ancora qualcosa insieme? -
- Certo, tutte le volte che vorrai -
- Oh – dice abbracciandomi – come è umano lei. -
- Adesso mi lasci andare a letto? -
- Da solo? -
- Solo – dico spingendolo verso l'uscita – Buonanotte e a presto. - ribadisco mettendolo alla porta e richiudendo velocemente.
Forse sono stato sgarbato? “ penso “ Però stavo crollando dal sonno, è stata una serata intensa. “.
Da questo incontro ho capito che non si deve aver paura del “diverso” ma bisogna conoscerlo, senza fermarsi all'aspetto esteriore di una persona e cercare di comprendere i suoi sentimenti.
Sono la "creatura", il diverso che fa paura

Pubblicato con l'autorizzazione dell'autore

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