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martedì 24 marzo 2015

"Il figlio del vento" di Henning Mankell

Editore: Marsilio
pagg. 355 - € 15,00

(a cura di Francesca Altobelli)


Questo nuovo romanzo di Henning Mankell è molto diverso dalle avventure del commissario Wallander che lo hanno reso celebre in tutto il mondo. La storia si svolge alla fine del diciannovesimo secolo, quando un giovane esploratore svedese, Hans Bengler, intraprende un viaggio fino al lontanissmo Sudafrica, alla ricerca di un fantomatico insetto, ancora sconosciuto, che possa dargli ricchezza e notorietà. Tutta la prima parte è incentrata sul viaggio avventuroso e faticosissimo dell’aspirante entomologo verso il Continente Nero alla scoperta di un mondo nuovo e sconosciuto. Giunto a destinazione e, ospite di un suo connazionale dalle abitudini opinabili e per certi versi inquietanti, la sua vita cambierà radicalmente quando si imbatte in un bambino scurissimo, e per questo particolare, spaventato e diffidente. 


Il terrore che legge negli suoi occhi lo intenerisce, non tanto però da indurlo a cercare veramente di penetrare i pensieri e il dolore che esprime. Chiama il bimbo Daniel e decide, un po’ avventatamente, di portarlo con sé in Svezia. Il viaggio di ritorno si rivelerà pieno di insidie, soprattutto per la paura del piccolo. Tutto per lui è nuovo e anche nel momento in cui mette piede in Europa la sensazione di essere arrivato in un altro mondo non lo abbandona. Per gli svedesi Daniel si presenta come qualcosa di esotico, “selvaggio”, ignoto. Molti non avevano mai visto una persona nera e il rischio che possa diventare un fenomeno da baraccone è dietro l’angolo. In un primo momento, il padre adottivo riuscirà a difenderlo e a proteggerlo, poi ci sarà una deriva dalle conseguenze gravissime. Mentre tutta la prima parte del romanzo è focalizzata sul punto di vista di Hans, la seconda, peraltro la  più intensa e commovente, ha come unici protagonisti i pensieri di Daniel, o meglio di Molo, la sua incapacità di adattarsi a un mondo che non capisce, l’anelito a tornare nella sua terra. Il bianco che ha deciso di sradicarlo dal suo mondo, seppur brutale, povero e desolato, non ha fatto il suo bene. Il desiderio di tornare è forte e determinato. I tentativi ingenui di trovare il mare per poter salpare e prendere il largo sono i momenti più delicati della narrazione. I ricordi dei genitori trucidati e i  traumi vissuti non possono abbandonarlo e lo accompagneranno fino all’epilogo del romanzo con conseguenze sorprendenti e inaspettate. Malgrado una prima parte che sembra stentare ad acquistare fluidità e scioltezza, il romanzo si dipana poi in modo scorrevole e interessante. Il punto di vista scelto non è scontato. Un bambino sfortunato e traumatizzato ci insegna dignità, potenza e forza, di gran lunga superiori alla vigliaccheria, debolezza e egoismo dell’uomo bianco che avrebbe dovuto salvarlo.

 
Henning Mankell (note biografiche)

Henning Mankell è nato a Stoccolma nel 1948. Attualmente vive tra Svezia e Mozambico. È diventato famoso grazie ai romanzi polizieschi che hanno per protagonista il commissario Kurt Wallander. 

5 commenti:

  1. Ho letto il libro spinto dalla curiosità, perchè adoro Mankell creatore del commissario Wallander. Ammetto che la curiosità si è trasformata in attento interesse. Un libro che consiglio a tutti. Bella l'ultima frase della recensione di Francesca. Complimenti.
    Antonio

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  2. Un commento che mi fa capire che non è un racconto banale come il tema potrebbe far pensare. Juanito

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  3. Non è assolutamente banale. Nel caso, buona lettura. Francesca

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  4. Non è assolutamente banale. Nel caso, buona lettura. Francesca

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