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giovedì 16 ottobre 2014

Lux in arcana

di Vincenzo Zaccone




Anche in quella sera di Febbraio l'escursione termica del deserto raggelava ogni tipo di movimento: i 9 gradi notturni di quel periodo dell'anno sembravano ancora più algidi dopo aver passato la giornata investiti dalle calde polveri del Sahara, impercettibili granelli che, nei giorni più impietosi, infierivano sull'odore di ostilità che pervadeva tutta la piana di Giza. I giorni trascorsi in quella parte del mondo, passati a studiare i movimenti della vigilanza in tutta l'area delle piramidi, avevano riportato il Cardinale Rodolfo a uno stato di coscienza contemplativa ripescata dai migliori anni di noviziato e impiegata ad attendere che il piano d'azione programmato da Andrew innanzitutto si dispiegasse  del tutto alla sua mente e poi finalmente passasse da un aspetto teorico a uno pratico. 


Quella notte, erano ormai le 2 del mattino, Andrew e Rodolfo avanzavano a piedi dall'albergo a nord- ovest della piana, puntando dritti in direzione della Tomba degli Uccelli; il primo marciava energicamente nella sabbia del deserto, tanto da dover togliere a fatica dalla sabbia dove erano sprofondati, a ogni passo, i pesanti stivali color cachi che rinchiudevano con difficoltà i pantaloni che Andrew vi aveva racchiuso  e che disegnavano della ampie anse sotto il piumino coperto dalla giacca da bracconiere. A un certo punto, durante la camminata, Rodolfo si strinse nelle braccia non tanto per il freddo, ma perché sentiva la tensione nervosa ostacolargli il passo, quello stare zitto puntando al “traguardo finale” lasciava ampio spazio alla razionalità o meglio a un turbinio di pensieri che trasformavano le realtà possibili in un disastro senza via di scampo. Quindi provò a interrompere il flusso di pensieri negativi che si susseguivano nella sua mente  urlando a Andrew, che camminava davanti a lui:
- Santiddio, capisco che l'egittologo sei tu e sei del tutto a tuo agio in queste situazioni, ma siamo nel 2008, non avevi nulla di meglio che una bussola per trovare “la retta via”?-
Andrew si voltò divertito, nascondendo in un pugno il suo giocattolo, e guardò i capelli ancora completamente neri del cardinale che non rivelavano nulla dei quasi cinquant'anni di quell'uomo di Dio, poi abbassò lo sguardo su quegli occhi semichiusi dal vento dicendo:
- Ascolta padre, lo sai che per me la bussola è il non plus ultra, suggerisce tanto l'idea dell'esploratore, fa parte del personaggio e poi son convinto ci porterà fortuna! - Spalancò la bocca con l'intenzione di trovare un sorriso d'accordo, ma vide che la battuta non era riuscita a sciogliere le tensioni di Rodolfo. Piantò gli stivali nella sabbia e proseguì:  - Rodolfo, so che questo tipo di situazioni non sono il tuo mondo, ma dai non mi dire che vacilli proprio adesso! Sono mesi che ci sentiamo e aspettiamo questo momento, adesso siamo a due passi dall'ingresso e non ci possiamo tirare indietro!
- Sì, mi rendo conto che alla fine sono stato io a fare tutto, io a cercarti, io a tirare di nuovo in ballo la storia; se sono qui è perché voglio sapere, però ogni tanto mi fermo e mi chiedo il perché di questo tarlo, questa crepa nella mia fede. La fede, in quanto tale, consiste nel credere senza aver bisogno di prove e il dubbio è contemplato solo come transitorio, come tentazione in cui si incorre perché siamo umani, quindi fallibili. – Staccò gli occhi di dosso da Andrew e velocemente li fissò nel buio e, con un tono divenuto languido,  continuò – Io adesso dovrei essere in Vaticano a servire la Chiesa e tutto ciò a cui ho votato i miei anni, e invece sono qui pronto a rivedere quello in cui ho creduto finora, perché poi?
Il cardinale a quel punto si rese conto di star investendo Andrew con dei ragionamenti del tutto fuori luogo, per quanto molto sentiti, quindi ritornò da lui con occhi pieni di rammarico scusandosi:
- Mi spiace, Andrew, mi sono lasciato trasportare dalla paura del momento. E' solo che non ho idea di cosa stiamo andando a fare e a cosa arriveremo, quindi sono un po' destabilizzato. Ma dai,  basta! - tentò un sorriso di conforto - Son pronto a fare quel che deve esser fatto, perché se sono qui è quello che voglio.-
Andrew si avvicinò a lui, appoggiò le mani sulle sue spalle e gli disse con tono empatico:
- Non ti scusare, ti capisco. Intendo dire che io sto aspettando questa notte da tutta la vita e, a prescindere da come andrà a finire, chiuderò il cerchio di anni di lavoro, passione ed energia. Per te ovviamente è diverso e capisco che possa essere difficile andare fino in fondo,  ma cerca di recuperare le motivazioni forti che ti hanno spinto a chiamarmi dal Vaticano. Qualunque cosa scopriremo sarà comunque la verità e troveremo il modo di gestirla, ma si tratta già del dopo, capisci? Cerchiamo di soffermarci semplicemente sul perché siamo qui: tu mi hai chiamato perché il manoscritto che hai trovato custodito negli Archivi confermava le mie teorie su questa piana ed è stato proprio grazie a te che sono di nuovo qua, perché quando in passato le mie teorie, date in pasto alle autorità egizie, sono state screditate, avevo perso ogni mordente per insistere. Insomma è stato questo fatto che mi ha smosso e, in realtà , lo sprone iniziale sei stato tu, quindi, evidentemente, avevi voglia, e ce l' hai tuttora, di scoprire la verità.
Il religioso ascoltò in silenzio, perché si rendeva conto che il compagno aveva ragione:
- Andrew, io sono l'archivista degli Archivi segreti del Vaticano, ho a disposizione una moltitudine di testi che rivelano cose inquietanti e, te l'ho già detto, era da tempo che nella lista avevo notato il manoscritto “Lux in arcana”, e quando vi ho letto che la tua teoria sulle piramidi era vera e che non rappresentano la cintura di Orione bensì la costellazione del Cigno, allora sì, hai ragione, la mia voglia di sapere la verità è stata troppa. Troppa quando ho letto il versetto che diceva che “Deneb nasconde ai vivi la verità” e mi son detto “ se questo Andrew Collins e la pergamena dicono la stessa cosa, vorrà dire che esiste una verità sepolta da qualche parte lì sotto. E in quel momento sì, mi son sentito morbosamente incuriosito e segretamente entusiasta per la cosa.-
- Dai, allora, non ci resta che seppellirci vivi lì nella Tomba degli uccelli e scoprire che cosa c'è – sollecitò Andrew mentre ammiccava al lontano bersaglio – Non ti preoccupare, tanto vedrai che le guardie saranno stramazzate a terra dal sonno, la porta è aperta, il rumore dei passi sulla sabbia non si può sentire, quindi andiamo e intrufoliamoci! - esclamò ricominciando a muoversi in direzione sud-est – L'importante è essere disinvolti, ok? - disse scherzoso.
- Ok! -
- Certo che ci avrebbe aiutato di più se non avessi utilizzato quelle scarpe e quei pantaloni da prima comunione del primogenito – lo stuzzicò, trattenendo una risata.
- Beh, ma che ci posso fare, non siamo abituati a vagolare per i corridoi vaticani con gli stivali - si distese in un sorriso Rodolfo.
- Va be', insomma, comportiamoci come due sperduti che per caso passano di qua e non avremo problemi. -
Non scambiarono nessun' altra parola finché non si trovarono ad avere sott'occhio l'area della sepoltura, la tensione nervosa li aveva irrigiditi nei movimenti e nei pensieri. Quella porta spalancata nella roccia era ormai distante circa cento metri, i due se ne stavano acquattati dietro una roccia del deserto, cercando di studiare il movimento delle due guardie che la tenevano sotto controllo. Andrew guardò Rodolfo e gli disse a bassa voce:
- E 2 anni fa hanno anche avuto la faccia tosta di impedirmi di entrare lì dentro dicendo non c'era nulla di rilevante da vedere; cavolo ora hanno piazzato due persone con fucile a tenere sotto controllo!
- Sì, ma uno dorme, secondo me ne hanno messi lì due perché si possano dare il cambio nella sorveglianza. - 
Andrew inarcò le sopracciglia guardando quell'uomo di Dio come un alieno abituato a vivere in mezzo a regole troppo lontane dalla vita di tutti gli altri. Accennò un sorriso di scherno e iniziò:
- Padre, non so cosa combinano le guardie svizzere, ma di solito funziona che se ci sono di guardia due soldati è perché ci devono essere quattro occhi che osservano, non perché uno debba fare da baby sitter all'altro.
- Beh, sarà come dici tu -  rispose con lo stesso tono il cardinale -  Comunque non so che idea ti sia fatto della situazione, ma io ti ripeto: secondo me se li ricompensiamo con una giusta cifra ci faranno entrare senza tante storie.
- Ma se per un motivo più o meno nobile decidessero di non accettare.. No, non possiamo rischiare, dobbiamo agire, molto semplicemente agire, senza pensare! - lo sguardo di Andrew si rabbuiò, sembrava gli fosse saltata in testa chissà quale idea.
- Sì, la fai facile, io è tutta la vita che penso!
- Non ti preoccupare - lo fissò Andrew con occhi tra il preoccupato e il furioso.
Poi rapidamente si mise a guardare i soldati, abbassò la testa come fosse stato un predatore pronto ad attaccare, infilò una mano in una delle tasche del giubbotto, tirò fuori qualcosa di metallico la cui superficie liscia riluceva in maniera quasi casuale, sembrava la lattina di una bibita gasata con il tappo ad anello a strappo. Andrew alzò gli occhi verso Rodolfo, “Sei pronto?”, “Proprio no!”, subito dopo infilò il dito nell'anello, lo strappò via senza che il cardinale avesse il tempo di accorgersene e lo lanciò oltre la roccia che li stava nascondendo, e poi, a seguire, ripeté la cosa una seconda, una terza e una quarta volta. Dalla sabbia che vedevano lì di fronte molto velocemente iniziarono a sollevarsi nuvole di fumo colorato, blu, rosse, gialle, Andrew afferrò per il braccio Rodolfo, lo tirò su con forza e urlò: - Corri e copriti la bocca e il naso – e iniziò a trascinarselo dietro nella sua corsa dentro quella nube colorata. I soldati  urlarono qualcosa nella loro lingua, si sentirono degli spari terrorizzare l'aria in maniera confusa.  A quel punto Rodolfo urlò: - Oh cazzo! - e l'americano lo tirò ancora con più forza e lo condusse contro la parete rocciosa in cui si apriva la tomba. Nervosamente la fiancheggiarono, in realtà l'italiano si limitava a seguire il compagno sperando che non succedesse nulla di peggio, poi a un certo punto Andrew svoltò sulla destra, a ruota si addentrò anche Rodolfo in quello che sembrava l'inizio del vuoto cosmico, poi il primo si fermò, fece passare avanti l'altro e lo spinse gridando: - Corri, corri! - E il cardinale lo fece, senza capire dove stesse andando, finché non sentì un'esplosione alle sue spalle! Si bloccò, impaurito, immerso in un buio pesto, serrò gli occhi, che comunque non vedevano, e cercò di razionalizzare, capire cosa fosse successo, mentre le nari si riempivano di polvere e un forte odore di bruciato infestava i suoi pensieri. Iniziò a tossire e d'istinto si girò indietro senza avere idea di cosa potesse o dovesse fare, ma, in quel momento, un intenso fascio di luce lo colpì senza preavviso, lui cercò di ripararsi con il braccio, tentando di trattenere gli accessi di tosse per paura di farsi trovare da quell'ombra che avanzava, la paura lo bloccò in uno sguardo disperato e mentre cercava di distinguere i movimenti  di quella sagoma nell'aria nebulosa della caverna, sentì:
-Ti avevo detto di correre via e invece sei ancora qua! -
Quella voce amica rese di nuovo fluidi i movimenti del cardinale, le linee del viso si distesero, un sorriso acceso lo tirò fuori dall'imbarazzo di confidare all'americano che sollievo fosse rivederlo. E semplicemente gli disse:
- Che tu sia dannato, stavo per morire d'infarto! Prima mi metto a correre come un pazzo nel nulla, subito dopo quell'esplosione e poi mi sento come un topo in trappola davanti a qualcuno che mi guarda e non dice nulla. Ti dirò, trovavo entusiasmante anche l'omelia della domenica di Pasqua, non ho bisogno di questo tipo di emozioni!
- Ma cardinale Lini, adesso sta qui ad augurarmi la dannazione, poco fa l'ho sentita in maniera esplicita proferire una parolaccia, non crede di star peccando insistentemente contro Dio? - ribattè con un altro sorriso Andrew.
- Senti egittologo, lì fuori non sono riusciti a spararci solo per puro caso, vuoi che mi senta in colpa per quello che ho detto? E poi questo era il piano segreto di cui non mi avevi voluto parlare? Lanciare fumogeni come allo stadio?
- Beh, alla fine ho dovuto improvvisare e comunque ho portato a casa il risultato, no?
- Bel risultato, considerando il fatto che siamo chiusi non si sa dove!
- Ti avevo detto poco fa che non ci rimaneva altro da fare che seppellirci qui dentro! Come facevo a chiudere la porta d' ingresso se non con una bomba a mano? - Scherzò Andrew cercando di provocare i nervi di Rodolfo - Non ti preoccupare, tanto un'uscita la troveremo!
- Sì, certo, ma io inizio a pregare, ok?-
- Va bene, inizia pure ma cerchiamo di allontanarci da questo posto, perché non credo che quei due soldati ci metteranno tanto a farsi mandare dei rinforzi per spostare quel cumulo di pietre crollate.
- Hai ragione, meglio andare. Ma dove?-
- Dai, una torcia l'abbiamo. Sarà lei a indicarci la via da seguire. -
Andrew si pose davanti al religioso, cercando di far strada e, soddisfatto di come la sua capacità di improvvisazione e la sua irruenza sui fatti gli avessero dato ragione,  illuminò quella strada scavata nella roccia chissà da chi e quanti millenni prima, portandosi avanti con decisione, ma diviso tra l'euforia di essere finalmente lì dentro e l'ansia di dover agire in fretta. Il silenzio di quel cunicolo sotto terra li coinvolse totalmente, entrambi zittiti dall'attesa di trovare qualcosa, di raggiungere la fine di quel corridoio. Andrew illuminava ogni parte della parete rocciosa per capire se esistesse qualche intercapedine, qualche cambiamento nella struttura di quel passaggio, ogni tanto urlava per percepire in base all'eco quanto potesse essere ancora lungo il loro cammino.
Rodolfo, del tutto nuovo a un'esperienza del genere, cominciò a chiedersi come avesse fatto a decidere di potersi ficcare in quella situazione solo in base a un antico manoscritto, la disperazione cominciava a farsi strada in quel percorso sotto terra molto più velocemente di quanto volesse lui stesso. A un certo punto iniziò a sentire il disagio del silenzio, quel non parlare che nascondeva la preoccupazione, e lo interruppe:
- Ma secondo te stiamo pian piano andando sempre più giù sotto terra o siamo sempre allo stesso livello di prima?
-Secondo me siamo andati un  po'  più in profondità e ci stiamo muovendo in direzione della piramide di  Chefren – affermò Andrew dando un'occhiata alla bussola – Dai, che ci siamo quasi: stiamo per arrivare in posizione della stella Deneb!
- Sì, eh?-
- Rodolfo, ma di cosa ti preoccupi? Il Signore è nostro pastore, non ci manca nulla! -
- Ehi tu, non nominarlo invano! - sorrise l'uomo di Dio continuando a seguire ciecamente il suo compagno – Quanto meno pare  che non ci stiano seguendo.
Andarono avanti nella speranza di qualcosa ancora per alcune centinaia di metri, poi, inaspettatamente, l'ennesimo urlo lanciato da Andrew sembrò perdersi e spandersi in un vuoto senza confini, l'americano si voltò entusiasta verso Rodolfo e disse:
- Hai sentito? Ci siamo! - E senza accorgersene iniziò a correre verso un punto sconosciuto.
Rodolfo, rimasto al buio, lo rincorse in preda all'entusiasmo di esser giunti infine da qualche parte e fermò la sua corsa solo quando lo vide starsene immobile sotto a un grande arco di pietre che sembrava affacciarsi sul vuoto. Raggiunse Andrew alle spalle e guardò quello che stava cercando d'illuminare con la torcia: un enorme ambiente ricavato nella roccia il cui soffitto non era raggiunto dal fascio di luce, le pareti erano perfettamente regolari, lisce, costituite da enormi mattoni di pietra squadrati, che componevano anche la struttura del pavimento e che evidentemente erano andate a ricoprire la nuda roccia scabrosa che i due avevano visto nel lungo corridoio appena attraversato: si trovavano in una camera letteralmente costruita nel sottosuolo. Dal punto in cui si trovavano ridondava uno spazio vuoto, una liscia pavimentazione lastricata da cui si staccava attraverso tre gradoni un altare e su questo troneggiava una sfinge. Sul lato destro, ai piedi dell'altare, una grossa barca solare, di legno, così come quella già conosciuta, di Cheope, con cinque remi per lato più due a poppa.
- La Sala delle Memorie! - esclamò Andrew – Ero sicuro esistesse!
- E lì c'è la sfinge con affianco la barca solare, così come erano raffigurate nel manoscritto.
Andrew e Rodolfo rimasero lì, immobili, per un po', esterrefatti nel 
vedere finalmente davanti ai loro occhi ciò che entrambi, attraverso storie personali diverse, avevano voluto cercare e disperato di trovare. L'egittologo continuava a spostare il fascio di luce in ogni direzione cercando di osservare ogni cosa, per essere sicuro che nulla sfuggisse alla sua vista, ma si accorse che tutto quanto quella camera era tenuta a custodire era la sfinge. Dopodiché guardò contento Rodolfo e gli chiese:
- Il suo volto è uguale a quello della pergamena?-
- Sì, è quello - rispose il cardinale, sicuro di non potersi sbagliare.
Pian piano si avvicinarono all'altare e Andrew tenne la luce della torcia puntata su quella figura antropomorfa: la sfinge era più piccola rispetto a quella che si trovava in superficie vicino alle piramidi, ma la rappresentazione del corpo leonino ne rispettava i canoni, mentre il viso era completamente diverso, perché non aveva una parvenza umana, né animale. Il volto e la testa erano molto allungati, gli occhi occupavano la maggior parte della figura perché molto grandi, oblunghi e ravvicinati tra loro, il naso non esisteva ma era reso percepibile da due perforazioni a forma di mandorla che si aprivano nel viso poco al di sotto dell'altezza degli occhi e sopra una bocca molto stretta e poco carnosa. Le orecchie sporgevano dalla testa solo nella loro parte superiore e venivano fuori appuntite, mentre la parte inferiore coincideva con il condotto uditivo che si apriva nel capo. Dopo che i due ebbero osservato attentamente quelle strane fattezze, notarono in mezzo alle zampe anteriori della sfinge un grosso vaso chiuso, simile a un canopo. Rodolfo appoggiò una mano sul braccio di Andrew e la strinse dicendogli:
- Deve essere lì dentro la verità cui faceva riferimento il manoscritto, la “luce” che stiamo cercando.-
- Non mi sembra vero di essere finalmente qui! - rispose l'egittologo agitato da un'emozione del tutto nuova.
Il cardinale e l'americano salirono i gradoni dell'altare, si avvicinarono al vaso in terracotta grezza e fu Andrew che lo afferrò con cura, per paura che potesse infrangersi, poi lo aprì e vide dentro un rotolo di papiro. Delicatamente lo tirò fuori e lo srotolò sul pavimento, chiese a Rodolfo di reggere la torcia e illuminare i geroglifici che si stagliavano su tutta la lunghezza dell'antico rotolo.
- Spero di riuscire a leggere questo tipo di scrittura - sospirò l'egittologo.
- Certo che ci riuscirai, non ti preoccupare.-
In realtà anche il cardinale era in preda all'ansia di sapere e temeva ciò che quei simboli strani avevano da raccontare a distanza di così tanti millenni. Aspettò trepidante che Andrew finisse di leggere per intero il testo, mentre nel frattempo vedeva sul suo volto delle espressioni sempre più inquietanti, incomprensibili, che sembravano una commistione tra stupore e totale incredulità. Ma da parte sua, Rodolfo, per quanto fosse tentato di interromperlo per sapere qualcosa, aspettò fino alla fine, fino a che Andrew esclamò:
- E' incredibile! Non ci riesco a crederci! -
- Eh? -  Rodolfo non riusciva a interpretare il senso dell'esclamazione - Che cosa hai letto? Dimmi!-
- Questo testo è stato scritto dai primi abitanti della Terra. Parla di una popolazione che abitava su un'isola che sorgeva in mezzo all'oceano Atlantico, la descrizione coincide con quella che Platone fa di Atlantide!-
- Questi geroglifici sono stati scritti dagli atlantidei?-
- Sì, parla di una popolazione che in origine viveva su questo continente circondato dalle acque e in seguito decise di iniziare a vivere sulla terra ferma accanto alla loro isola, nella zona fertile bagnata dal fiume Nilo, quindi l'attuale Egitto. Si parla di questa popolazione come di una civiltà molto attiva, prospera ed evoluta, molto attenta alla Terra e agli altri pianeti della via Lattea. Sulla terra ferma decide di edificare le piramidi, che fungono da grossi recettori di energia cosmica, capaci di comunicare con quelli che qui vengono definiti “i fratelli delle stelle”. A quanto pare, la costruzione di questa stanza nasce dall'esigenza di conservare in un posto sicuro traccia di sé perché a un certo punto della loro storia, sono perfettamente coscienti del fatto che una catastrofe, una grande pioggia, farà inabissare la loro terra d'origine e sterminerà anche la popolazione che abita la terra ferma, ma che un popolo che viene dal cielo è pronto a prendere il loro posto quando tutto sarà passato.
- Il diluvio universale biblico! -
- Dici? Mi riferisco al fatto che senza dubbio un diluvio dalle tragiche conseguenze c'è stato, poi che sia interpretabile al modo della Bibbia… beh, quello è un altro discorso. -
- Sì, ok, non voglio entrare in merito a questa cosa adesso. Quello che voglio dire è che una cosa richiama l'altra. E quindi questa popolazione natìa aveva una conoscenza così vasta da riuscire a predire una cosa del genere? E, quello che tu hai capito è che avrebbe lasciato il posto a una nuova razza?-
- Rodolfo, da quello che c'è scritto qui, in modo chiaro, gli atlantidei, o come li vogliamo chiamare, abitavano la terra in origine, ma poi non sopravvissero alla catastrofe e un altro popolo arrivò da un altro pianeta, evidentemente, e prese il loro posto.- 
In quel momento l'egittologo si bloccò, fissò lo sguardo nel buio e parve razionalizzare in quell'istante per sempre qualcosa che lo fulminò, poi alzò gli occhi verso la sfinge e proferì:
- Se questa stanza è stata costruita da coloro che hanno redatto questo papiro, allora il volto di questa sfinge è quello degli abitanti originari della Terra – si girò verso Rodolfo con aria risoluta – E' evidente che quella che noi tutti conosciamo, che presenta delle fattezze “umane”, è stata rifatta da chi li ha succeduti. Gli extraterrestri che aspettiamo da sempre siamo noi stessi e siamo arrivati qui sulla Terra già migliaia di anni fa!
Da quel momento, lo sapevano, niente sarebbe stato più uguale... Per nessuno.


(pubblicato con l'autorizzazione dell'autore)



2 commenti:

  1. anche nei racconti sai capace di avvincere il lettore!
    Maristella

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    Risposte
    1. Fa davvero piacere ricevere un commento come questo! Grazie mille, Maristella.
      Vincenzo

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