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mercoledì 30 luglio 2014

Racconto maledetto - Il vestito rosso

di Annalisa Petrella

Si era guardata allo specchio un’ultima volta mettendosi di profilo per ammirare i giochi di luce creati dallo shantung di seta rosso magenta drappeggiato sul suo corpo. L’abito, molto scollato e aderentissimo su busto e fianchi, si lasciava andare in un vortice di onde sfumate che si allungava in uno strascico contenuto e fluttuante. Il risultato era strepitoso e provocante. Così doveva essere. Aveva fatto diverse prove in casa, sfilando avanti e indietro con i sandali tacco dodici per imparare a muoversi con eleganza senza inciampare in quel guazzabuglio di tessuto prezioso. Era soddisfatta anche se permanevano alcune incognite.

A teatro, dopo la sua prima esibizione, l’uomo era entrato in camerino con aria adorante e l’aveva letteralmente invaso, facendole consegnare due centinaia di rose rosse distribuite in cesti infiocchettati da voile in colore.  Mai visto nulla di simile.  


La scena si era ripetuta tutte le sere, per due mesi, e Paco, l’impresario, aveva esultato pensando al nuovo allocco che aveva abboccato. Il solito cliché: vecchio, ricco e stupido, molto stupido. Un perfetto pollo da spennare a dovere.

Jaime ne era gratificato anche se era stufo di queste avventure, ne aveva vissute troppe e non ci si divertiva più. All’inizio, sedici anni prima, gli era sembrata una sfida impossibile: il travestimento da maliarda, con il nome di Eva Kruger, il numero estremamente seducente con una sedia centrale sul palcoscenico vuoto e, nel buio totale, lo squarcio di luce dell’occhio di bue rovesciato sul suo corpo che evidenziava una versione ancora più audace e peccaminosa della Dietrich nell’Angelo azzurro. Gli interventi a Casablanca poi avevano fatto miracoli, e con la complicità di Paco era riuscito a incastrare uomini insipidi, fragili e senza nerbo, ma con tanti, davvero tanti, soldi. Aveva imparato ogni tecnica per sedurli e cuocerli a puntino: li attirava nella sua rete, li tratteneva dapprima con piccole concessioni, che gradualmente si trasformavano in vere storie amorose; infine, ghermita la loro fiducia, li derubava clamorosamente e spariva in sordina spostandosi in un altro Stato. Dopo avere disperso le proprie tracce, infine si concedeva qualche mese di bella vita per godersi il bottino insieme a Paco. Finora era andata sempre liscia e non avevano avuto guai seri con la polizia. Lui e Paco erano esperti nell’arte della fuga.  

Ora, però, a quarant’anni suonati non ne poteva più e, negli ultimi giorni, gliel’aveva ribadito senza remore: - Paco, mi amor, questa è l’ultima volta, poi ci ritiriamo a Puerto Escobar. 

Ma Paco non ci sentiva, era diventato avido e, anche se diceva di amarlo, continuava a insistere: - Jaime, chiquito, noi due insieme siamo una forza invincibile e li freghiamo tutti. Ho calcolato ogni mossa, è matematicamente impossibile che ci becchino.

Sì, ma il proiettile nel polpaccio sinistro l’ho beccato IO e poco ci mancava che quell’energumeno di bodyguard del cretino mi facesse fuori del tutto!

Quella sera un turbinio di pensieri molesti gli frullava nella mente causandogli un fastidioso senso di frustrazione mentre viaggiava sul sedile posteriore della limousine con autista diretta verso la tenuta di campagna del vecchio. Era la sera della resa dei conti. Il copione era collaudato: la servitù era in libera uscita per l’intero week-end e, dopo il festino a base di alcol, droga e un po’ di sesso - il vecchio come amatore faceva ridere - Jaime avrebbe finalmente svuotato la cassaforte di cui, senza particolare fatica, aveva scoperto la combinazione. Il vecchio era stato di un’ingenuità disarmante, al limite della stupidità.

Dopo il colpo, l’avrebbe lasciato in camera da letto incosciente e sarebbe scappato dalla porta di servizio sul retro, dove l’attendeva la limousine che l’avrebbe scortato per vie secondarie fino al Millennium Hotel e da lì, con un veloce cambio d’auto, avrebbe intrapreso l’ennesima fuga con Paco e il nuovo bottino. 

Ma quella sera Jaime era tormentato da un senso di incompiutezza e la solitudine gli pesava sul petto come un macigno. Tra lui e Paco si era creata una discrepanza incolmabile, una voragine, i sentimenti di un tempo erano svaniti tra rancori e incomprensioni. L’uomo lo dominava con forza e determinazione; lui, di contro, che lo aveva amato incondizionatamente, era ormai consapevole che l’unica molla d’attrazione che faceva leva su Paco era il rischio che continuavano a correre in questo gioco perverso di inganni e furti.   

Mente si mordicchiava le unghie finte e si ravviava i ricci, si accorse che l’autista continuava a guardarlo di sottecchi attraverso lo specchietto retrovisore. Jaime l’aveva notato spesso nel tabarin, serio, attento, Vidal stava sempre in disparte nell’ombra fumosa in attesa di un ordine di Paco. Non si sapeva nulla di lui tranne che era fidatissimo e con muscoli d’acciaio che gonfiavano la giacca nera d’ordinanza.

Jaime lo sbirciò con finta noncuranza e crescente curiosità- era la prima volta che gli faceva da autista - e, mentre lasciavano la città, colse le sue occhiate sfrontate da marinaio esperto. L’uomo aveva un aspetto attraente e vigoroso, i capelli scuri cortissimi incorniciavano un volto dai lineamenti marcati e l’espressione rapace degli occhi trafisse la fragilità di Jaime che, sorpreso e improvvisamente destabilizzato, indugiò un attimo prima di ricambiarne lo sguardo. Quando si decise a farlo, dopo lunghi attimi d’incertezza, gli rivolse un sorriso trattenuto, ma esplicito, e pensò: 

- ¡Qué diablo! Finalmente una scintilla in questo deserto di cenere… - Si appoggiò quindi allo schienale di pelle, accavallando le gambe in uno dei suoi atteggiamenti più languidi mentre l’altro, con voce da basso profondo, disse: - Se posso, Eva, mi scusi, lei è meravigliosa e meriterebbe molto di meglio e di più.

Verdad, nino! Sa fare la corte puntando direttamente all’obiettivo! ¡Qué hombre fuerte!

Quegli occhi di brace avevano acceso un incendio dentro di lui e Jaime si stupì della propria improvvisa arrendevolezza.

Volle però rispondergli a tono - ¡Qué diablo! - per dimostrargli che le distanze, al momento, dovevano essere rispettate: Eva Kruger non poteva così d’emblée  accettare l’impertinenza, anche se graditissima, del marinaio, perché sicuramente quella era stata la sua professione precedente. Con tono fermo rispose: - Non spetta a te darmi lezioni di vita! Dobbiamo correre subito al Millennium seguendo gli accordi presi con Paco. Via!

Ma non poté fare a meno di aggiungere, con tono basso e suadente: - Comunque, secondo te, … cosa mi dovrei meritare?

- L’ho vista tante volte sul palco: Eva Kruger, una voce e un corpo da sballo! Lei è sprecata con Paco e poi si nota subito che è infelice. Insoddisfatta… Gli uomini a volte sanno essere molto egoisti. Amore è una parola grossa e non è per tutti. Io non credo che per lei valga la pena di rischiare tanto. Per che cosa, poi? 

A questo punto Vidal lanciò con noncuranza uno sguardo fulmineo, che Jaime non ebbe la prontezza di cogliere, sulla valigetta di pelle che conteneva i lingotti d’oro recuperati in cassaforte, quindi, incontrando nello specchietto retrovisore gli occhi stupiti di Jaime, aggiunse con voce più suadente: - Se tu lo volessi, io potrei girare l’auto per scortarti fino all’imbarcadero di San Sebastian, a 15 chilometri da qui, e farti salire sul “Corazon”, il mio peschereccio che ha il motore nuovo di zecca, per mostrarti la pesca notturna in alto mare. Ho vino, coperte e musica. La notte è lunga. All’alba viriamo verso le isole e poi… sarà quello che vuoi.

Quindi trasse un sospiro di sollievo e tacque, guardando diritto la strada davanti a sé. Questo inequivocabile segno di timidezza, unito alla dichiarazione appassionata, intenerì profondamente Jaime che abbassò completamente la guardia e allungò la mano per dargli un tocco d’intesa sul collo. Il contatto con le spalle solide dell’uomo, che guidava imperterrito, risvegliò in lui un’ondata di desiderio potente - ¡Dulce! Ah, l’amour! – Jaime era elettrizzato, un miracolo, non si sentiva così da anni e fu catturato da un’ansia incontrollata che non gli dava tregua. Era la sua occasione di riscatto da una vita stolida e vuota. 

Dimenticò completamente la valigetta col malloppo e volle ignorare, deliberatamente, i rischi che avrebbe corso con quel cambio di rotta: il passato era svanito in un battito delle ciglia di Vidal. 

Abbandonò, ingenuamente, ogni reticenza davanti alla sensazione vitale di una bellezza sconosciuta e si sentì finalmente libero di ricominciare, come Eva, mentre il profumo prorompente della notte estiva entrava avido dai finestrini abbassati. 

Indossò con frenesia la tuta nera col cappuccio preparata per la fuga e lasciò fluttuare lontano fuori dal finestrino l’abito di seta rossa, come una vela infuocata.

Quando si fermarono al bordo della strada sterrata, Vidal si precipitò ad aprirgli la portiera per farlo scendere e Jaime balzò giù con un sorriso, ma la canna della pistola inchiodata sulla sua tempia glielo congelò in un brivido d’incredulità e terrore. – ¿Por qué? No puedes…

Fu solo un attimo: la sua vita si frantumò in un caleidoscopio di colori accecanti e i pensieri si scomposero disordinatamente alla ricerca di un senso a tutto ciò. Era paralizzato, la voce prosciugata, il suo corpo un involucro rigido privo di energia, il petto ansimante alla ricerca di ossigeno. Non poté reagire agli spintoni di Vidal che lo indirizzava nel fitto della sterpaglia senza parlargli e capì che non aveva scampo. Tutto era stato già deciso.

Jaime si mosse meccanicamente mentre la pistola conficcata nella schiena lo guidava e i suoi passi scandivano la propria condanna, che percepì come un atto profondamente ingiusto. Poi fu invaso da uno spirito di rassegnazione umiliante e dolorosa. Il viso fu inondato da rivoli incontrollati di lacrime bollenti e l’ultima cosa che intravide, mentre si accasciava al suolo, fu l’immagine sfuocata delle scarpe di Paco che si avvicinavano a passi cadenzati.

20 commenti:

  1. Racconto noir con sorpresa. Mi è piaciuto molto. Renata

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  2. Bello! Il finale è un bel colpo di scena. P. G.

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  3. Ciao Annalisa, i tuoi racconti sono sempre coinvolgenti e ben costruiti. Tamy

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    1. Ciao Tamy, mi fa piacere che segui i miei racconti. Annalisa

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  4. Con poche pennellate sei riuscita a tratteggiare un personaggio tragico perfettamente riuscito. M.Grazia

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    1. Cara M.Grazia, ti ringrazio del bellissimo commento. Annalisa

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  5. Come al solito, Annalisa colpisce nel segno. Bel noir.
    Myriam

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    1. Grazie, Myriam, mia fedele lettrice. Annalisa

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  6. Intrigante e ben costruito. Con una nota almodovariana che lo rende tragico, passionale e maledetto. Brava!
    Ludmilla

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    1. Interessante che tu abbia colto la nota che definisci almodovariana.Ne sono lusingata. Annalisa

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  7. Il racconto mi è piaciuto moltissimo. E' come una piccola "pièce teatrale": un sipario rosso magenta (il colore del sangue, del dramma) e un protagonista transessuale tratteggiato benissimo nell'aspetto esteriore, ma, soprattutto, nella sensibilità esasperata. Brava!
    Serenella

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    1. Il tuo commento ha colto l'anima del testo e del personaggio. Grazie, Serenella.

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  8. Un racconto breve, ma pieno di passione, di vita travolta e bruciata, di sogni di un futuro migliore e di drammatica delusione. Bello.
    Vittorio

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  9. La ringrazio, Vittorio. Jaime è il simbolo di un dramma cocente, fragile vittima di cinismo e crudeltà. E mantiene fino alla fine un'ingenuità e un desiderio di riscatto che lo preservano dallo squallore che lo circonda. Questo è quanto volevo esprimere nel racconto. Annalisa

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  10. Il tuo racconto mi è piaciuto moltissimo. Anna

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  11. Ne sono contenta. Grazie. Annalisa

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  12. Che bel noir...costruito sapientemente e con un inaspettato colpo di scena finale...povero Jaime!
    Lucrezia

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  13. Ti ringrazio, Lucrezia. Annalisa

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