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mercoledì 25 giugno 2014

Incontro con Benedetta Tobagi

di Annalisa Petrella

Benedetta Tobagi arriva puntuale all’appuntamento alla biblioteca “Casa di Khaoula”: è giovane, del ’77, semplicissima, maglietta verde acqua con collanina in colore, jeans, una massa di capelli neri lucenti e un grande sorriso, quello del padre, Walter Tobagi, assassinato a Milano, sotto casa, dalla Brigata XXVIII marzo, il 28 di maggio del 1980. 
Benedetta gli assomiglia in modo impressionante e, mentre chiacchieriamo piacevolmente tra torte salate e un calice di Pignoletto, coglie il mio sguardo indagatore che la osserva, stupito per tale somiglianza. Lei mi sorride e sottovoce mi dice: - Lo so. Lo notano tutti. –
Benedetta Tobagi con Annalisa Petrella
E’ contenta perché è appena rientrata da Trapani dove ha festeggiato con i parenti e gli amici di Mauro Rostagno, ucciso a Trapani nel 1988, l’uscita della sentenza definitiva che condanna finalmente i responsabili dell’omicidio di stampo mafioso, dopo ben 26 anni. I tempi della risoluzione, quando avviene, dei processi sulle stragi, sono spaventosamente lunghi e la solidarietà tra i familiari delle vittime diventa un sostegno e una forza reciproca, come se il dolore della perdita invece di indebolirli li rendesse più determinati, e Benedetta ne è un esempio vigoroso. 






Quando ci accomodiamo in sala per il dibattito, cala un silenzio eloquente: è come se la folta platea volesse trasmettere alla scrittrice un profondo senso di adesione e rispetto per ciò che fa e ciò che rappresenta. 

Le domande toccano i diversi aspetti della sua scrittura focalizzata sul terrorismo e sulle stragi degli anni di piombo. E a ciascuna domanda Benedetta risponde con fermezza e cordialità, quasi a rendere più accessibile un tema così difficile e doloroso, ma nelle sue risposte esaurienti e ben argomentate ogni affermazione è precisa, ogni situazione è circostanziata nei minimi dettagli e i riferimenti storici alla lunga stagione del terrorismo sono rigorosi e documentatissimi. 
Dall’articolo “La sottile linea rossa tra la pace e la giustizia”, da lei pubblicato su Repubblica il 7 maggio, si dipana un discorso che tocca la lunga storia degli anni di piombo con gli attentati, gli omicidi, i processi penali, il depistaggio delle indagini, le implicazioni politiche, l’intervento delle istituzioni e il lavoro delle Commissioni Parlamentari d’inchiesta. A questo proposito Benedetta elogia il lavoro della Commissione Anselmi sulla P2 che portò al decreto in materia di associazioni segrete, (n.17 del 25 gennaio 1982), determinando in tal modo lo scioglimento della Loggia P2.  
L’argomento delle stragi e degli omicidi è profondamente inquietante e, per chi come me e la maggior parte dei presenti conserva il ricordo di quel periodo, risveglia un atroce senso di sgomento e incredulità: -  Ma com’è possibile che tutto ciò sia accaduto davvero mentre noi continuavamo a vivere la nostra vita? - 
Ogni spunto riconduce alla ricerca della verità in sede storica e giudiziaria e al bisogno di una trascrizione corretta degli eventi da trasferire ai presenti. Al di là di ogni istinto di vendetta c’è la ferma volontà di affermare la giustizia. Nella società c’è un bisogno di trasparenza che permetta di capire i fatti, e per i familiari delle vittime c’è la necessità di capire le ragioni per cui i loro cari sono morti, per poter recuperare un senso più umano della loro vita.
Benedetta fa riferimento al giorno della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice, cerimonia istituita nel 2007 e celebrata il 9 maggio, giorno del ritrovamento del corpo di Aldo Moro e della morte di Peppino Impastato.
Walter Tobagi 
Dice Benedetta: “Trovo molto importante che il Presidente Napolitano abbia voluto muoversi e segnalare la necessità di un giorno della memoria. C’è stato un vuoto di attenzione per le vittime del terrorismo. Non tanto per mio padre forse, ma di sicuro per molti altri. E’ molto importante che la memoria di quel periodo sia coltivata in profondità. E riguarda tutti, non solo i familiari delle vittime”. Quando la sofferenza si fa testimonianza senza coltivare odio o bisogno di vendetta crea verità e contribuisce a capire i fatti in nome di un senso di  giustizia.  

Il dibattito quindi si sposta sulla “scrittura al femminile”, caratteristica che traspare nettamente dallo stile dell’autrice. Questa osservazione, assai gradita dalla Tobagi, diventa lo spunto per citare lo scrittore partigiano Nuto Revelli che si è dedicato alla denuncia delle condizioni di vita dei contadini delle valli di Cuneo, raccogliendo lunghe interviste biografiche a donne che hanno messo in luce storie di povertà e di coraggio durante gli anni difficili della guerra. Inoltre, a proposito di femminile, la scrittrice ricorda ai presenti una peculiarità preziosa della donna: l’empatia, quel tipo di emotività “che accende i fatti” e conferisce alla narrazione un tocco di umanità. Cita a questo proposito Goliarda Sapienza, Maria Zambrano, Judith Butler e Laura Boella, autrice di "Cuori pensanti", libro che suggerisce di leggere.  
Alla domanda: - Che funzione ha la cultura oggi? – La Tobagi consiglia la lettura del saggio di Pierpaolo Antonello, “Dimenticare Pasolini. Intellettuali e impegno nell’Italia contemporanea”.
Infine le viene chiesto quali siano le sue letture preferite. Apprezza molto Giorgio Fontana con “Morte di un uomo felice”, Javier Cercas con “Soldati di Salamina”, Aleksandar Hemon con “Progetto Lazarus”, Renè Girard con “Il capro espiatorio”, il poeta Pier Luigi Cappello, poi suggerisce alcuni autori, dal classico “I fratelli Karamazov”, a Irène Némirowsky, Magda Szabo, Stefan Zweig, Winfried Sebald. La lista sarebbe lunghissima perché è un’appassionata lettrice, ma il tempo a disposizione è terminato e accoglie con un sorriso aperto e grato dell’attenzione il lungo applauso che il pubblico le dedica. 
Ci salutiamo come se ci conoscessimo da tempo, questa è la sensazione che Benedetta trasmette, una socievolezza spontanea, pronta al dialogo, allo scambio di opinioni, e una disponibilità interiore verso chi le sta di fronte. Ci teniamo vicine per una foto ricordo. 
E’ stato un vero piacere conoscerla e ascoltare il fiume in piena delle sue affermazioni dense di significati etici, di rigore storico e di empatia. Una figlia preziosa e determinata, una scrittrice capace e dotata di una prosa fluida e curata, una storica appassionata e indomabile. 

Bibliografia
Benedetta Tobagi è giornalista, collabora con il quotidiano “Repubblica”, scrittrice e conduttrice radiofonica. E’ studentessa di Dottorato in storia presso il Dipartimento di Italianistica dello University College di Londra.
Ha pubblicato con la casa editrice Einaudi, Torino, nel 2009 “Come mi batte forte il tuo cuore. Storia di mio padre”, e nel 2013 “Una stella incoronata di buio. Una strage impunita”.

“L’ho cercato per riportarlo vicino, nella mente e nel cuore, dove nessuno avrebbe potuto strapparmelo di nuovo”.

Benedetta aveva tre anni quando il suo papà, affermato giornalista del Corriere della Sera, fu ucciso dalla semisconosciuta Brigata XXVIII marzo. Walter Tobagi aveva trentatré anni.  Il bellissimo libro che gli ha dedicato, “Come mi batte forte il tuo cuore”, dal verso della poetessa Wislawa Szimborska, e dal sottotitolo “Storia di mio padre”, pubblicato nel 2009, racconta con una prosa rigorosa e densa, il percorso di una figlia che ha vissuto una privazione assoluta e brutale. Partendo da una sorta di vuoto pneumatico, determinato dalla violenza di un atto criminale irreversibile, descrive fatti e sensazioni terribili suscitate da una realtà dolorosa e indecifrabile per una bimba, circondata da una famiglia devastata dalla sofferenza e da un mondo pubblico che la considera la povera orfanella di un papà famoso, di cui ha pochissimi ricordi.
Finalmente, un giorno Benedetta trova il coraggio di entrare nello studio del padre e di dedicarsi, attraverso oggetti, libri, lettere, appunti, scritti e documenti che gli erano appartenuti, alla ricostruzione di una sua immagine il più possibile concreta, reale, come uomo e come figura pubblica. Inizia così un viaggio di ricerca arduo e colmo di ostacoli, ma Benedetta vuole conoscere ciò che le è stato strappato e capirne le ragioni, ad ogni costo. Ciò la porta ad affrontare la storia buia degli anni Settanta, fa ricerca storiografica, contatta giornalisti, colleghi, amici del padre, incontra personaggi pubblici, diventa esperta degli archivi di Stato, e si dedica interamente allo studio e all’analisi delle parole che Walter le ha lasciato, la sua prosa che “vibra d’indignazione e di passione civile” è la traccia indelebile che la guiderà fino alla fine del suo percorso, anche attraverso “l’ombra lunga di quel processo” nell’aula bunker. Nonno Ulderico, padre di Walter, si costituì parte civile e ripeterà sempre: - Io sono qui a chiedere giustizia, non ho desideri di vendetta. -
Benedetta nel suo libro ha voluto evitare ogni forma di retorica, e ha deliberatamente tolto al padre “l’elmo dell’eroe”; le emozioni violente sottese a vicende deflagranti, in tutti i sensi, vengono abilmente controllate nella narrazione e tradotte in forza interiore ed energia positiva, un vero dono in un mondo avaro di sentimenti buoni e di giustizia.

“Il tempo è diverso per i sopravvissuti. Il presente è sempre un dopo…Dopo non sarà mai più come prima…
Il dopo è sapere l’orrore creato da mani umane. 
Da chi? Perché?”

Il 28 di maggio è una data terribile che unisce indissolubilmente Benedetta Tobagi e Manlio Milani: a distanza di sei anni, nello stesso giorno, entrambi hanno subito l’attacco violento del terrorismo che ha falciato la vita dei loro cari, Manlio della moglie Livia, nel 1974, nella strage di piazza della Loggia a Brescia, Benedetta del padre nel 1980, ucciso con una P38 da un gruppo di terroristi. I due si sono conosciuti nel 2007, partecipando alla trasmissione di Gad Lerner “L’infedele”. Da quell’istante è nata un’amicizia solidissima fortificata da un confronto continuo che ha permesso di ricostruire e seguire, passo dopo passo, anche nei tribunali, la storia di una strage impunita e di un periodo storico recente, molto complesso, articolato in retroscena in parte noti, tutti da disvelare. 
Dopo questo percorso dal taglio storico rigoroso Benedetta ha dato vita al libro “Una stella incoronata di buio. Storia di una strage impunita”. In quel fatidico 28 maggio 1974, fu fatta esplodere una bomba in piazza della Loggia, nel corso di una manifestazione antifascista; morirono otto persone e ne furono ferite centodue. Livia, moglie di Manlio rimase uccise, mentre Manlio si salvò e da allora ha iniziato una seconda vita, seguendo ogni udienza dei lunghi processi istruiti alla ricerca di una verità e di una giustizia che, purtroppo, non è mai arrivata.
Di sé e di Manlio, nelle prime pagine, Benedetta dice: “Siamo testimoni. Siamo legati tra noi e dalla storia, dal nesso che connette ogni strage impunita agli omicidi brigatisti, ma ancor più dal mistero di una coincidenza che bussa insistente alla porta”. I processi sulla strage di Brescia dopo trentasei anni si sono conclusi con una sentenza assolutoria: gli imputati “assolti per insufficienza di prove”. Sulla teca in piazza della Loggia che custodisce il manifesto del comitato antifascista che convocava la manifestazione, dopo la pubblicazione della Sentenza, confermata dalla Corte d’Appello, è stato affisso un cartello, scritto col pennarello rosso: “In questo luogo il 28 maggio del 1974 non è successo niente”. 
Benedetta nel suo libro straordinario prende per mano il lettore e lo conduce sui luoghi e nei momenti in cui i fatti sono accaduti, colmando, anche attraverso le numerose immagini, grandi vuoti di emozione e di conoscenza; la narrazione delle vicende dei numerosi personaggi poi conferisce una profonda umanità a un evento tragico della nostra storia recente, reso noto dai media per lo più con immagini e notizie di repertorio. Nasce così un grande affresco sugli anni Settanta, sugli ideali e sui fatti che hanno animato le lotte politiche e sindacali, sulla violenza neofascista, sul clima che si respirava intriso di paure e speranze, su eventi criminosi eclatanti, rimasti impuniti dopo quarant’anni, e che ancora oggi mettono a dura prova i sopravvissuti alle stragi, i loro familiari e tutti coloro che vogliono continuare a credere in una giustizia possibile.

40 commenti:

  1. Annalisa, complimenti per aver parlato di Benedetta: Ho avuto la fortuna di lavorare con suo padre e mi ricordo quanto parlava dei suoi figli. Benedetta è una donna splendida che sa tenere vivo il ricordo di un uomo eccezionale.
    XY

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    1. La ringrazio del commento.
      Annalisa Petrella

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  2. Che fortuna hai avuto Annalisa a poter parlare con la figlia di un uomo indimenticabile. Benedetta deve essere una GRANDE e molto determinata. Grazie per averci fatto avvicinare a lei.
    Myriam

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    1. E' vero, conoscerla è stato un piacere. Grazie, Myriam.
      Annalisa

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    2. E' stato un piacere anche per me. Grazie.
      Annalisa

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  3. Grazie a te del commento entusiasta.
    Annalisa

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  4. Bellissimo articolo. Brava!

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  5. Ricordo gli attentati di quel periodo tremendo. E' interessante che se ne parli ancora oggi.
    Barbara.

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    1. Ritengo che sia necessario che se ne parli per informare le nuove generazioni di ciò che è accaduto e mantenere, insieme con le famiglie delle vittime delle stragi, l'impegno a voler perseguire verità e giustizia.
      Grazie.
      Annalisa

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  6. Della Tobagi ho letto soltanto il primo libro dedicato al padre. Ora leggerò anche l'altro. Giorgio

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    1. E' un libro impegnativo in quanto la ricostruzione minuziosa storica degli eventi richiede una certa concentrazione, ma le storie dei protagonisti stemperano il tutto e lo rendono bellissimo.
      Annalisa

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  7. Come scrivi bene!
    Antonella Lopresti

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  8. Il messaggio è importante: NON DIMENTICARE e CERCARE SEMPRE LA VERITA'. Complimenti a Benedetta in primis e a Annalisa per aver saputo cogliere lo spirito del messaggio.
    Giusy

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    1. Grazie, Giusy, dei complimenti.
      Annalisa

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  9. Bello l'articolo: hai saputo mettere in luce i momenti salienti della serata, filtrati dalla tua sensibilità. Hai anche reso efficacemente la forte personalità di Benedetta Tobagi. Un applauso caloroso!

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    1. Ti ringrazio del commento generoso.
      Annalisa

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  10. Articolo veramente interessante. Brava!

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  11. Mi fa piacere di avere colto nel segno. Grazie.
    Annalisa

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  12. Analisi impeccabile ed emozionante di un argomento irrisolto. Cafiero

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  13. La ringrazio molto. Annalisa Petrella

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  14. Benedetta Tobagi è una grande e Annalisa ha saputo cogliere l'essenza del dolore di una figlia, la grandezza di suo padre e grazie a lei riportare alla luce quell'orribile periodo. Brave!
    Francy

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  15. Leggerò il libro, la lettura del profilo di Benedetta Tobagi mi ha fatto ri-percorrere quelle vicende e quegli anni: sogni, desideri, speranze, giovinezza, violenza, morte....la memoria di tutto questo attraverso la dolorosa vicenda di questa figlia è una testimonianza che ci fa sentire e riflettere. Complimenti anche ad Annalisa che ha scelto di parlarcene!C.V.

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  16. Reputo sia importante ancora oggi parlare di stragi del terrorismo. Articolo molto bello e completo.
    Michele

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  17. Grazie, Michele, del commento.
    Annalisa

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  18. Grazie! Non riesco ad esprimere con altre parole il mio apprezzamento per il suo articolo così bello.
    Lucia P.

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  19. Grazie a lei dell'apprezzamento.
    Annalisa

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  20. Il segno lasciato dalle stragi non va dimenticato mai. Complimenti.

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  21. Commovente il libro dedicato al padre. Devo leggere il secondo. Ben sviluppato e fluente l'articolo. Walter

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  22. Manlio Milani, un uomo semplice esemplare per l'impegno a fare giustizia. Tonino Spanu

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  23. Sono d'accordo, è grazie alla sua determinazione, e non solo, che la ricerca di una giustizia sulla strage di Brescia va avanti. Annalisa Petrella

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  24. In memoria delle stragi ora e sempre. Brava. Pino Sassi

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  25. Grazie. Annalisa Petrella

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  26. ho seguito Benedetta nella sua trasmissione per radio tre ed e' confortante vedere che la storia personale diventa storia e insegnamento sociale

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  27. Grazie. Annalisa Petrella

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